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Il ruolo della tecnologia nella Resistenza palestinese

di Manuela Comito

La battaglia della Resistenza Palestinese si è avvantaggiata di nuove e sofisticate tecnologie che hanno permesso un maggiore coordinamento tra i combattenti e una riduzione del numero delle vittime nelle sue fila. Così com’è avvenuto in Libano per Hezbollah nel 2006, anche i palestinesi hanno sviluppato una propria rete di telecomunicazioni che ha “rafforzato” i progressi in campo militare e strategico. La rete di telecomunicazione interna ha impedito all’intelligence israeliana di aver accesso alle comunicazioni private tra i combattenti della Resistenza ed ha bloccato e vanificato i tentativi di intercettazione.

In passato, la mancanza di un adeguato sviluppo a livello tecnologico si era rivelata dannosa per i palestinesi, quasi quanto la mancanza di armi, se si considera che qualunque strategia o tattica era inevitabilmente “esposta” alle intercettazioni del sofisticatissimo sistema di intelligence israeliano. Secondo quanto riportato da Al-Akhbar, è importante dare il giusto peso al ruolo della rete di telecomunicazione fissa privata che la Resistenza palestinese ha istituito dopo la prima offensiva contro Gaza del 2009, rete non ancora sufficientemente sviluppata nel 2012, ancora “rudimentale” per mancanza di attrezzatura, ma che si è rivelata decisiva durante l’ultima offensiva israeliana contro la Striscia.

Abu Umair, ingegnere e Ufficiale delle Telecomunicazioni delle Brigate Al-Qassam, Divisione di Khan Younis, ha dichiarato che la rete privata di telecomunicazioni è stata uno degli strumenti più efficaci per la salvezza di 25 combattenti intrappolati in un tunnel sotterraneo lungo il confine orientale della provincia meridionale. “Quando la comunicazione tra noi e i combattenti al confine orientale di Khan Younis si è interrotta, dopo che è stato annunciato il cessate il fuoco del 10 agosto, ci siamo recati con la protezione civile sul luogo dove si trovavano i combattenti. Giunti sul posto, abbiamo rintracciato l’estremità terminale del nostro cavo di comunicazione, l’abbiamo collegato a un dispositivo di comunicazione e siamo riusciti a stabilire un contatto con loro e a portarli in salvo, e a recuperare i corpi di 6 martiri”.

Abu Ahmed, comandante dell’unità corazzata nella provincia settentrionale della Striscia di Gaza, in una recente intervista rilasciata ad Al-Akhbar, ha dichiarato che nelle precedenti offensive israeliane per lui era impossibile mantenere i contatti con la propria famiglia, perché una chiamata da un qualsiasi cellulare poteva costargli la vita, essendo la comunicazione wireless sotto stretta sorveglianza israeliana. Ed ha aggiunto che “stabilire una rete di comunicazione privata per la Resistenza non è stato meno importante della produzione di razzi o dell’elaborazione di una strategia”. La Resistenza ha messo dura prova il sistema israeliano di intercettazione, riuscendo a vanificare gran parte dei tentativi di controllo da parte del governo di Tel Aviv.

Israele dipende da due fonti principali per la raccolta delle informazioni necessarie per la sua guerra contro i movimenti di Resistenza palestinese: le fonti umane, quali agenti di reclutamento, e le fonti elettroniche che si avvalgono dei più avanzati sistemi tecnologici. Stando a queste fonti, “L’Unità 8200 al-Shabak (servizio israeliano di sicurezza interna) è riuscita a tracciare i dispositivi di comunicazione cablati e wireless” dal momento che la rete di comunicazione palestinese della Cisgiordania e della Striscia di Gaza è collegata alla propria rete; i principali quadri di comunicazione della rete palestinese vengono automaticamente collegati all’omologo israeliano Bezeq. Mentre le due reti mobili, Jawwal e Wataniya, sono connesse alla rete israeliana Orange.

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