Africa

I salafiti tunisini si danno al commercio “parallelo”

Zenab Muhammad

Il commercio parallelo è atterrato anche in Tunisia grazie ai salafiti che hanno a lungo puntato l’economia di merce contraffatta. Nelle varie stradine e vicoletti della città ci sono dei piccoli spazi dove spesso i commercianti vendono agli acquirenti la merce di contrabbando, specialmente vestiti ben fatti ma con marchi improponibili ed imperfetti.

Il Ministero delle Finanze tunisino sta attuando varie misure di contrasto, che vedrà schierata una squadra composta da dogana, esercito e guardia nazionale con lo scopo di poter controllare sul territorio ogni tipo di traffico, affinché possa soffocare una volta e per tutte il mercato illegale alimentato dal contrabbando.

Il settore economico della Tunisia è in continua trasformazione, a livello di materie prime non produce quasi nulla, ma nel campo industriale si produce molto per l’esportazione, grazie al basso costo della manodopera; i settori industriali prevalenti sono quelli di trasformazione di prodotti alimentari, il tessile e la trasformazione di prodotti petroliferi.

Oltretutto, qualche settimana fa, ci sono stati svariati controlli a Palermo da parte della Guardia di Finanza, sulle autovetture e i passeggeri sbarcati dalle motonavi provenienti dal porto di Tunisi, per la prevenzione e repressione dei traffici illeciti e del contrabbando di sigarette provenienti dal Nord Africa.

Nel corso delle operazioni, è risultato che i contrabbandieri tunisini, nonostante scoperti diverse volte dalla guardia di finanza di Palermo, hanno perfezionato le tecniche di occultamento della merce da introdurre illegalmente nel territorio dello Stato italiano e tunisino. Sono stati scoperti nascondigli di tabacco nei serbatoi dei carburanti in sacchetti di plastica trasparenti.

Il ministero delle Finanze tunisino cercherà di coordinare la propria attività con quella dei corrispondenti ministeri di Algeria e Libia per contrastare contrabbando e commercio parallelo. L’obiettivo principale è quello di fermare la vendita illegale di carburanti, che ha portato, nei primi mesi di quest’anno, al sequestro di ingenti quantità di benzina che si è allargato in tutte le altre regioni della Tunisia.

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