Asia

Hrw: pulizia etnica in Myanmar

di Giovanni Sorbello

Il regime militare che da decenni governa il Myanmar, continua la sua politica di totale ostilità, oltre che di violenta repressione, nei confronti delle tante etnie presenti nel Paese. Una di queste etnie è rappresentata dai musulmani Rohingya a cui viene negata la cittadinanza, sono vittima di omicidi, persecuzioni, deportazioni e trasferimenti forzati, riferisce l’organizzazione per i diritti umani con sede a New York, Human Rights Watch.

Le violenze vengono perpetrate dagli estremi buddisti, che rappresentano la maggioranza in Myanmar, sostenuti dalle forze di sicurezza statali. Gli estremisti conducono continui attacchi contro i villaggi musulmani, distruggendo le abitazioni e cacciando gli abitanti.

“Il governo del Myanmar è impegnato in una campagna di pulizia etnica contro i Rohingya, che continua ancora oggi attraverso la negazione degli aiuti e le restrizioni di movimento”, ha dichiarato il vice direttore per l’Asia di HRW Phil Robertson. HRW ha osservato che, mentre la pulizia etnica non è un termine giuridico formale, è stato generalmente definito come una politica di un gruppo etnico o religioso per eliminare un altro gruppo. 

Nel Rakhine, più di 125.000 Rohingya sono stati sfollati e negato l’accesso agli aiuti umanitari. Dallo scorso giugno almeno 180 musulmani sono morti a causa delle violenze da parte dei buddisti, anche se i gruppi per i diritti umani ritengono che la cifra reale sia molto più alta. 

In un rapporto HRW ha dichiarato di aver scoperto quattro fosse comuni nello stato di Rakhine, accusando le forze di sicurezza di cercare di distruggere le prove dei crimini. 

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