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Hassan Nasrallah: “Gli Stati Uniti sono la fonte del terrorismo internazionale”

di Giovanni Sorbello

Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah ha rilasciato ieri sera un’intervista video alla televisione libanese Al-Manar, dichiarando che la Resistenza libanese non avrebbe mai potuto far parte della coalizione anti-Isis guidata da chi è “la fonte” di tutto il terrorismo nel mondo, gli Stati Uniti.

“La coalizione internazionale, ha avviato ieri per la prima volta attacchi aerei in Siria, con la sola intenzione di salvaguardare gli interessi degli Stati Uniti e non per combattere il terrorismo come essa sostiene”, ha riferito Nasrallah. “A nostro parere, l’America è la madre del terrorismo, la fonte del terrorismo. Se c’è il terrorismo in tutto il mondo, la causa è l’America”, ha affermato il segretario generale.

“L’America fornisce un supporto completo per il terrorismo dello Stato sionista. Sostiene Israele militarmente, economicamente, giuridicamente, e le fornisce anche il veto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. “Colui che ha sganciato la bomba atomica sulla popolazione del Giappone, che ha ucciso in Vietnam e in mezzo mondo, non è qualificato eticamente e moralmente per presentarsi come leader di una coalizione per combattere il terrorismo”, ha aggiunto Nasrallah.

La realtà è che tutti i Paesi – continua il leader – che fanno parte della coalizione anti-Isis (Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Bahrain) sono i sostenitori e finanziatori dei terroristi che stanno attualmente combattendo in Iraq e in Siria.

Nell’ultimo discorso di Nasrallah, avvenuto il 15 agosto, egli ha osservato che gli Stati Uniti hanno deciso di impegnarsi nella lotta contro l’Isis, solo quando i miliziani si sono avvicinati alla regione curda dell’Iraq, che è strategicamente importante per l’Occidente (vedi petrolio).

Nasrallah ha anche sollecitato il Libano a negoziare “da una posizione di forza” la liberazione dei 26 tra soldati e poliziotti tenuti prigionieri dall’Isis e dal Fronte al-Nusra, nella periferia della città nord-orientale di Arsal. I militari sono stati rapiti quasi due mesi fa durante una battaglia durata cinque giorni con i terroristi. Due soldati sono stati già giustiziati dai criminali.

Nasrallah ha riferito che i negoziati per assicurare il loro rilascio vengono ostacolati da una parte della politica libanese. “Per il bene dei soldati, dell’esercito, delle loro famiglie e del Paese, mettiamo da parte i ‘regolamenti di conti’ per il bene di questi nostri figli”, ha sottolineato il segretario generale.

Nasrallah ha aggiunto che era logico per il Libano esigere che i rapitori fermassero l’esecuzione dei loro prigionieri come primaria condizione per negoziare. “Dobbiamo negoziare da una posizione di forza, non da una posizione di accattonaggio…”. “Se c’è speranza per questi soldati di tornare a casa, questa speranza si trova davanti ad una posizione dignitosa”.

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