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Grecia: per Tsipras è giunto il momento d’avere coraggio

di Salvo Ardizzone

Con un uno-due devastante, gli organismi internazionali stringono la presa sulla Grecia, che esita ancora a capitolare del tutto dinanzi alle politiche lacrime e sangue della Troika.

Christine Lagarde, il Direttore del Fmi, s’è detta preoccupata sulla possibilità di Atene di restituire a maggio una tranche di debito di circa un miliardo; ha rincarato la dose ponendo fuori discussione una dilazione, mai concessa a nessuno negli ultimi trent’anni, ed ha aggiunto minacciosa che per la Grecia un ritardo nel pagamento non sarebbe consigliabile.

Da parte sua, il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, per bocca del suo portavoce, ha dichiarato di ritenersi insoddisfatto dei progressi fatti fin’ora nella trattativa col Governo greco. Il 24 aprile, all’Eurogruppo che si terrà a Riga, dovrà essere presa una decisione, ed è impensabile sperare in una soluzione politica che superi gli eterni diktat sull’austerità.

Come risultato, il rendimento che Atene è costretta a pagare sul suo debito è volato ai massimi dal 2012, insieme allo spread, rendendo la situazione semplicemente insostenibile. La stessa Bce comincia a mostrare nervosismo per le ambiguità di una vicenda che la Grecia sta conducendo in maniera contraddittoria, e gli effetti negativi dello stallo ricadono su tutte le economi del Continente.

Ormai è chiaro che Bruxelles, pressata dalla Germania, intenda spingere Atene fuori dall’Euro, perché mostrandosi inflessibile con lei, ammonisce altri Stati assai più pericolosi per l’Eurozona e per il sistema di potere di Berlino, come l’Italia o la Francia. Tre anni fa la Grecia era considerata pericolosa dal punto di vista finanziario; ciò che si temeva era che una sua uscita dall’Euro contagiasse altre economie con un effetto domino che avrebbe fatto esplodere l’Eurozona. Oggi, la paura è per la sua permanenza nella Ue: i potenti di Bruxelles temono il contagio politico di Syriza che poterebbe trasmettersi ad altri Paesi (vedi Podemos in Spagna), mettendo in crisi le politiche iperliberiste, manna per i centri di potere e veleno per tutti gli altri.

Malgrado l’ottimismo che Tsipras continua a mostrare, l’alternativa è: cedere su tutta la linea, rinnegando totalmente il mandato elettorale ricevuto e continuando la macelleria sociale che ha devastato il Paese, o far saltare il tavolo, conducendo una Grecia stremata e distrutta fuori dall’Europa. Una scelta che, se fatta anni fa, con un’economia pur sempre viva anche se malata, avrebbe avuto un senso, adesso è infinitamente più rischiosa. Comunque vadano le cose, Fondi Sovrani, hedge found ed anche Stati come la Cina, sono già pronti a comprare la Grecia a prezzi di saldo e a disporre di una popolazione disperata a piacimento.

Tsipras, abile nel suscitare le speranze di un Popolo, lo è stato assai meno nel gestire le trattative con i poteri finanziari che dominano l’Europa e nel non saper prendere una decisione netta, scegliendo di non scegliere trincerandosi dietro continue dichiarazioni rese per rassicurare la Ue e prender tempo. Un tempo che scorre comunque, senza che sia chiaro l’approdo.

Adesso gli rimangono ben poche carte da giocare e lo show down è vicino; resta sul tavolo l’opzione russa ma, vista la situazione in cui versa l’economia di Mosca, c’è da rimaner scettici a pensare che possa accollarsi totalmente il peso d’un paese fallito, con alla gola gli sciacalli della speculazione internazionale. A meno che Atene non decida un netto cambio di campo che la renda realmente preziosa agli occhi di Putin.

Sono appena circolate indiscrezioni su un accordo energetico per il passaggio di un metanodotto alternativo a quello che fu il South Stream; in cambio Mosca pagherebbe un acconto dell’ordine di 3/5 Mld sui diritti di passaggio. Pare che anche Pechino si sia fatta avanti, mettendo sul tavolo una cifra considerevole (fino a 10 Mld) per lo sfruttamento del porto del Pireo. Ma sono tutti interventi tampone che non indicano una strategia risolutiva, e quello cinese avverrebbe al prezzo della cessione di un assett strategico; nessuno di essi affronta quello che è il nodo irrisolvibile: l’enorme montagna del debito pubblico di Atene.

Per Tsipras è giunto il momento d’avere coraggio, di scegliere una via che permetta la realizzazione del sogno di riscatto di un Popolo su quanti lo hanno usato e massacrato. Continuare ad esitare sulle scelte, pensando di piegare la Ue magari con la minaccia di schierarsi con Mosca, oltre che essere un errore, alzerebbe il costo che i Greci pagherebbero; e non lo meritano.

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