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Gran Bretagna: un musulmano alla guida della City oscura i risultati del voto inglese

di Salvo Ardizzone

L’elezione di Sadiq Khan a sindaco di Londra, un laburista figlio di immigrati pakistani, è stato l’evento mediatico che ha oscurato i risultati emersi dal voto inglese; una tornata elettorale che vede frantumarsi irrimediabilmente il quadro politico del Paese alla vigilia del referendum sulla Brexit, il cui esito è adesso assai più incerto.

Al voto per il Parlamento scozzese, gli indipendentisti dell’Snp arrivano al 46%, mancando per soli due seggi alla maggioranza assoluta e pescando a piene mani nell’elettorato del Labour Party, relegato addirittura al terzo posto dopo i Conservatori.

La leader separatista Nicola Sturgeon ha dichiarato che proverà a formare un Governo di minoranza, ma è più probabile che alla fine si giunga ad un accordo con i Verdi. Comunque sia, il crescente successo, e le mancate risposte del Governo di Londra, rendono assai probabile un nuovo referendum sull’indipendenza.

In Galles, contrariamente ai pronostici, i Laburisti mantengono le posizioni, ma si registra un’avanzata sia dei populisti dell’Ukip di Farage che dei Nazionalisti locali; entrambi hanno ridotto al minimo i consensi di Conservatori e Liberaldemocratici.

Alle elezioni locali, i Laburisti riescono a tenere conservando il controllo dei consigli comunali, ma è emersa una forte frattura fra i leader locali e la leadership del partito, giudicata debole e troppo spostata su tematiche radicali, lontane dai problemi locali; una critica neanche troppo velata da parte di una classe di amministratori che ha rinunciato alle tradizionali grandi battaglie del Labour a favore degli orizzonti limitati dei comuni.

In ogni caso, la grande vittoria conseguita a Londra e il mantenimento di Liverpool, un tempo cuore industriale dell’Inghilterra, permette a Corbyn di limitare i danni. Un’intera ala del suo partito, quella che si rifaceva a Blair e che flirtava con la finanza della City, ha tifato per una sconfitta bruciante che la sbarazzasse da un segretario scomodo. Corbyn ha tuttavia affermato che “c’è molto lavoro da fare per riacquistare consensi”, soprattutto in Scozia, cercando di ricollegare un partito che ha smarrito la sua anima con la gente.

I populisti euroscettici dell’Ukip sono giunti secondi in molti comuni, tornando a crescere oltre le aspettative e facendo cantare vittoria al loro leader Nigel Farage. Cameron, da parte sua, s’aggrappa alla tenuta dei Conservatori in Scozia, definita straordinaria, per cantare una vittoria che non c’è stata affatto e che, con il referendum alle porte, gli fa temere per la sopravvivenza del suo Governo.

Come detto, un quadro contraddittorio e frantumato, che vede due Nazioni del Regno Unito, il Galles e soprattutto la Scozia, imboccare strade lontane da Londra a testimonianza di spaccature sempre più profonde nella società, ormai divisa fra zone rurali e zone urbane e tra Nord e Sud con Londra che fa storia a sé.

Uno scenario inedito per la Gran Bretagna che avrà forti ripercussioni sulla stabilità politica, a maggior ragione alla vigilia di un referendum sulla permanenza nella Ue, che vede le varie parti del Paese su posizioni diametralmente opposte. In queste condizioni, uno scossone come un’eventuale Brexit potrebbe disintegrare l’unità dello Stato, segnando la fine del Regno Unito.

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