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Gaza: aspettando una tregua, i massacri continuano

di Giovanni Sorbello
Nel settimo giorno di attacchi, le forze militari israeliane hanno lanciato nuovi raid sulla città di Beit Lahiya a nord di Gaza.
L’esercito israeliano ha effettuato 1450 attacchi contro la Striscia di Gaza dal 14 novembre. Si registrano nuovi attacchi anche su Khan Yunis, Gaza City, Deir al-Balah, Hajar al-Deek, Rafah e Beit Lahiya. Almeno cinque palestinesi sono stati uccisi negli attacchi di questa mattina. Il numero totale dei morti palestinesi dall’inizio dell’aggressione israeliana, è salito a 114 di cui 27 bambini. Solo negli attachi effettuati ieri da Israele, sono stati uccisi oltre 40 palestinesi.
Il regime israeliano ha chiuso tutti i centri d’informazione all’interno di un raggio di 40 km dalla Striscia di Gaza, per prevenire gli attacchi di rappresaglia da parte dei combattenti della resistenza palestinese. Sul fronte dei colloqui per raggiungere una tregua è tutto fermo, seppur affiora una sottile speranza da parte palestinese. L’Egitto è il promotore di questi colloqui, la sensazione è che la tregua sia ad un passo ma nessuno vuole fare concessioni. Gli equilibri sono drasticamente mutati, oggi una tregua serve prima di tutto ad evitare l’eccidio indiscriminato di centinaia di civili. Per Israele servirà forse a “salvare” la faccia per  l’ennesimo atto criminale contro l’umanità e per un altro fallimento politico-militare nella regione, a cui il governo di Tel Aviv sembra non trovare più rimedio. I massacri non bastano più per schiacciare la volontà di un popolo.
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