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Expo 2015: la grande sfida italiana

di Adelaide Conti

A meno di cento giorni dall’avvio dell’Expo 2015 di Milano, è legittimo chiedersi se davvero l’Esposizione Universale – sul crinale di corruzione, inefficienza e consorteria –  sarà in grado di dare una spinta verso la modernizzazione del nostro Paese. Il tema di quest’anno sarà “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Si tratta del più grande evento realizzato sui temi dell’alimentazione e della nutrizione. Dunque una sfida che si prefigge di mettere al centro dell’interesse mondiale i problemi dei popoli più deboli, quelli per intenderci, che ancora oggi soffrono per la mancanza di cibo. Una sorta di mano tesa nei confronti dei più poveri.

Mettendo da parte per un attimo lo scopo che si prefigge l’Expo, ci piacerebbe che questo grandioso evento fosse l’occasione per prestare la giusta attenzione ai messaggi e ai protagonisti dell’Italia che funziona, ovvero tutte quelle piccole e medie imprese che rappresentano ancora oggi – nonostante la grave crisi economica in atto –  la migliore realtà imprenditoriale del nostro Paese. E’ stata proprio la piccola imprenditoria, infatti, che, seppur provata da continue vessazioni, è stata capace ancora una volta di tenere in piedi il nostro Paese. Sarebbe giusto tributare, in questa occasione, un sentito e doveroso riconoscimento a chi in questi anni si è distinto per non essersi arreso, attraversando non senza sacrificio una delle crisi finanziarie tra le peggiori delle ultime decadi e riuscendo non solo a sfangarla, ma a creare eccellenza.

L’Expo sarà una vetrina importante per le tante piccole imprese, che potranno così farsi conoscere dagli oltre centoquaranta Paesi stranieri ed organizzazioni internazionali presenti a Milano dal primo maggio al trentuno ottobre. Per molti un’opportunità irripetibile.

Ci piacerebbe, inoltre, che l’evento servisse a veicolare messaggi chiari, forti, positivi, in rottura con il passato. Potrebbe essere l’occasione giusta per rivedere e modificare il modello di sviluppo sin qui seguito; valorizzare le risorse naturali di ciascun territorio; ridurre lo sfruttamento delle risorse naturali a livello mondiale; favorire lo sviluppo delle risorse locali; incentivare la coltivazione che fa uso di fonti energetiche rinnovabili; incoraggiare l’imprenditoria minore legata alla tutela dei beni ambientali, culturali, artistici e architettonici. Sono davvero molte le sfide che ci aspettano ed è indubbio che un futuro sostenibile passa necessariamente da tutte queste cose. Se nel 1926 l’Expo di Milano era stato dedicato ai trasporti e a come essi hanno cambiato la vita di ognuno di noi, oggi è giusto che l’Esposizione abbia ad oggetto i problemi ambientali. Non vi è alternativa perché il futuro che ci attende sarà diverso, a seconda dell’attenzione che oggi dedichiamo al tema dello sviluppo eco sostenibile.

Ecco, allora, che l’Expo potrebbe non essere l’ennesima vetrina del cemento e delle grandi opere, delle multinazionali e delle Corporation, ma diverrebbe un appuntamento innovativo e coraggioso, meritevole di essere ricordato tra gli eventi più importanti di questo inizio secolo. A noi oggi serve questo, credere in un progetto nuovo e creare un’impresa Italia più appetibile per gli investitori stranieri, in grado di esportare il made in Italy ovunque con successo. Il Belpaese oggi può e deve farsi promotore di un nuovo modello di sviluppo nel pieno rispetto dell’ecosistema. L’integrità di quest’ultimo insieme alla qualità dell’ambiente sono condizioni imprescindibili per qualsiasi programma che voglia guardare con occhi benevoli il futuro e con esso le nuove generazioni. Per realizzare questa difesa serve buonsenso e lungimiranza. Il resto, come sappiamo, non manca. Abbiamo ingegno, estro, passione e coraggio. Serve solo impegno e grande senso di responsabilità. Sarebbe un peccato sprecare anche questa occasione.

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