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Europa: piovono i capitali sui Piigs, l’Italia saprà cogliere l’occasione?

di Salvo Ardizzone

Non accadeva dal ’96: il clima è cambiato, secondo l’Epfr (società d’analisi dei flussi di capitale) da inizio gennaio son stati investiti oltre 24 mld di $ in azioni europee, concentrate sui Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), con una tendenza che s’è evidenziata già da luglio. Son capitali che escono dalle economie emergenti (che come detto in altro articolo han preso a rallentare) e affluiscono nell’Europa del Sud, in cerca di più sicura e migliore remunerazione, dopo che l’Eurozona ha superato il pericolo di frattura.

È un concetto già espresso dalla Royal Bank of Scotland (un colosso della finanza internazionale): gli investitori stanno tornando nella periferia d’Europa, dove trovano più valore che nel suo centro (traduci Germania). E fra i mercati preferiti ci sono Spagna e Italia, tanto da far dire al banchiere Julius Mazzucchelli che il nostro Paese potrebbe addirittura divenire “un’economia emergente”!

Ma attenzione! Questi son capitali in cerca di rendita finanziaria, rendimenti, quali al momento sanno dare i nostri titoli di borsa in ascesa perché a suo tempo troppo depressi, o investimenti immobiliari resi golosi da quotazioni al lumicino per mancanza d’acquirenti. Son pronti ad emigrare con la stessa, anzi, maggiore velocità con cui son arrivati.

Certo, quest’attenzione è un’occasione ghiotta, che un Paese normale afferrerebbe al volo. Ma riuscirà il Sistema Italia, a cui si pone questa inattesa occasione, di cogliere l’opportunità? Riuscirà a rendersi attraente agli investitori stranieri (e anche italiani, perché di capitali nostrani, parcheggiati in attesa del momento buono, ce n’è, e tanti) scardinando una volta per tutte le storture che impediscono di fatto di fare da noi impresa seria? La Spagna, tanto per capirci, che a “fondamentali” dell’economia è messa decisamente peggio, dal 2010 è riuscita a guadagnare 20 punti di competitività (intesa come costo del lavoro sull’unità di prodotto) sull’Italia!

Temiamo (come dice Goldman Sachs, con cui per una volta siamo purtroppo d’accordo) che in assenza della pressione dei mercati (leggi spread alle stelle come gli interessi dei titoli di stato) il sistema s’adagi pensando che la nottata sia trascorsa, ed eviti di metter mano, una volta per tutte, ad eliminare le infinite sacche di parassitismo pubblico e privato e la pletora di privilegi concessi per acquistar consenso, che dilapidano la ricchezza del Paese. Ed allo stesso tempo, rinunci a frantumar finalmente quel coagulo di potere che unisce alta burocrazia ed esponenti della nomenclatura pubblica e privata, al fine di lasciare tutto com’è, per mantenere le infinite rendite di posizione.

Il pericolo, e grande, è che quei capitali, accortisi che le cose rimangono com’erano, invece di passare all’economia reale, quella che fa marciare economia e Paese, fuggano all’improvviso, lasciandoci in una condizione assai peggiore di prima. E senza una seconda chance.

Il Sistema Italia saprà fare la scelta (che non è certo quella di certi teatrini a cui assistiamo in questi giorni, da cui gli investitori che vanno al sodo rifuggono)? Scusateci il solito pessimismo, ma a guardare chi sono i nostri “decisori” ne dubitiamo e tanto.

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