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Eurocentrismo in declino e Afrocentismo in ascesa

L’ascesa, l’affermazione e l’attuale declino della grande narrazione della storia del mondo ha sostenuto e legittimato il ruolo dominante dell’Occidente sulla scena mondiale a partire dal XIX secolo attraverso continue riformulazioni. All’Eurocentrismo risponde un altro etnocentrismo, quello africano che si propone di distinguere i contributi dell’Europa e dell’Oriente da quelli africani nella storia e nella cultura e, in particolare, di mettere al centro il contributo apportato dell’Africa in opposizione alla visione eurocentrica.

Disuguaglianza storiografica fra Europa e il resto del mondo

“Vi è in effetti una ‘diseguaglianza’ storiografica fra l’Europa e il resto del mondo. Avendo inventato il mestiere dello storico, l’Europa se n’è avvalsa a proprio vantaggio. Eccola tutta pronta a testimoniare, a rivendicare, con la sua chiarezza, mentre la storia della non-Europa è appena agli inizi e comincia a farsi. Finché l’equilibrio delle conoscenze e delle interpretazioni non sarà ristabilito, lo storico esiterà a recidere il nodo gordiano della storia del mondo, ossia la genesi della superiorità europea”. È così che lo storico Fernand Braudel, nel descrivere l’emergere e il consolidamento di “alcuni vantaggi e in seguito talune superiorità, e quindi, dall’altra parte, inferiorità e poi assoggettamenti” fra l’Occidente e gli altri continenti, sottolinea l’inestricabile intreccio tra le manifestazioni materiali e le espressioni intellettuali dei processi di creazione e di costante, seppur mutevole, rinnovamento delle diseguaglianze storiche.

Il dominio economico e politico europeo si accompagnò dunque alla progressiva imposizione di un’egemonia intellettuale e di una grande narrazione della storia mondiale, scrive il sociologo Mauro Di Meglio della Federico II di Napoli, nel suo libro “La parabola dell’Eurocentrismo”. I termini della questione sono quelli formulati poi paradigmaticamente da Max Weber, nei primi anni del XX secolo, nella Premessa al suo lavoro su “L’Etica protestante e lo spirito del capitalismo”, con l’esaltazione, appena esitante, di un capitalismo “liberato dalle sue inquietudini, dai suoi pentimenti, e insomma dalla sua cattiva coscienza”.

La risposta dell’Afrocentrismo tra necessario equilibrio delle conoscenze e pseudostoria

Oggi, di fronte all’indisponibilità e all’impossibilità da parte dell’Occidente di reiterare la sua promessa egualitaria e al suo ripiegamento su posizioni politiche e intellettuali sempre più conservatrici e rigerarchizzanti, appare sempre più urgente ristabilire quell’equilibrio delle conoscenze e delle interpretazioni che possa contribuire alla creazione di un mondo in cui libertà ed eguaglianza siano una prospettiva concreta per tutti e non un privilegio di pochi.

Come risposta agli atteggiamenti eurocentrici nei confronti degli africani l’Afrocentrismo cerca di correggere ciò che vede come errori e idee perpetuati dai fondamenti filosofici razzisti delle discipline accademiche occidentali sviluppatesi dal Rinascimento europeo come giustificazione razionale per la schiavitù di altri popoli, e perpetratisi sia nel colonialismo sia alla fine della schiavitù e al declino del colonialismo.

L’afrocentrismo ha le sue origini nel lavoro degli intellettuali della diaspora africana tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, in seguito ai cambiamenti sociali negli Stati Uniti e in Africa dovuti sia alla fine della schiavitù che al declino del colonialismo. Dopo la guerra civile americana, gli afroamericani del sud si riunirono in comunità per eludere il controllo dei bianchi, fondarono le proprie congregazioni ecclesiastiche e lavorarono duramente per ottenere l’istruzione. Hanno assunto ruoli pubblici sempre più attivi nonostante la grave discriminazione razziale e la segregazione.

Il termine afrocentrismo risalente al 1970 è stato reso popolare dal libro “Afrocentricity: La Teoria del cambiamento sociale” (1980) di Molefi Ansante considerato il teorico fondatore dell’afrocentrismo che ha guidato gli afrocentristi organizzando i loro critici in tre categorie: capitolazionisti, lealisti europeizzati e mascherati.

Principi fondamentali dell’Afrocentrismo o Afrocentralità 

 L’Africa è stata tradita dal commercio internazionale e dai missionari, dalla struttura della conoscenza imposta dal mondo occidentale, dai suoi stessi leader e dall’ignoranza del proprio popolo del suo passato, sostengono gi afrocentristi. Inoltre, la filosofia ha avuto origine in Africa e i primi filosofi al mondo erano africani. L’afrocentricità costituisce un nuovo modo di esaminare i dati e un nuovo orientamento ai dati; porta con sé ipotesi sullo stato attuale del mondo africano. Il suo scopo è “aiutare a elaborare un piano per il recupero del posto, della rispettabilità, della responsabilità e della leadership africani”. L’afrocentricità può resistere a qualsiasi ideologia o religione: marxismo, islam, cristianesimo, buddismo o giudaismo. La tua afrocentricità emergerà in presenza di queste altre ideologie perché viene da te. L’afrocentrismo è l’unica ideologia che può liberare gli africani.

Molti i temi che meritano un approfondimento e che ci proponiamo di affrontare: l’afrocentrismo come movimento accademico, l’apice del movimento negli anni Ottanta e Novanta, la storia dell’afrocentrismo come ideologia e movimento politico, l’educazione e la chiesa afrocentrica, la festa di Kwanzaa, Afrocentrismo e antico Egitto, e last but not least “la negritudine dei Sumeri e dei Greci”, proposta dai teorici dell’afrocentrismo.

di Cristina Amoroso

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