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Egitto. Censura e bavaglio ai media in previsione delle elezioni presidenziali

di Cristina Amoroso

L’Egitto torna al voto per la sesta volta in poco più di tre anni. Dopo oltre mezzo secolo di regime militare punteggiato da elezioni farsa, gli egiziani hanno fatto indigestione di schede elettorali. Il referendum costituzionale del marzo 2011, le presidenziali di fine 2011 (stravinte da Fratelli Musulmani e salafiti), le presidenziali di maggio-giugno 2012 (vinte da Morsi), il referendum costituzionale di fine 2012 (vinto manu militari dagli islamisti), il nuovo referendum costituzionale di gennaio 2013 (per emendare la costituzione dell’ormai deposto Morsi). Nel frattempo sono cambiati tre presidenti in tre anni: Mubarak, Morsi, il presidente a interim Adly Mansour.

Dopo l’annuncio ufficiale della candidatura del potente capo delle forze armate Abdel Fattah al-Sisi arriva il calendario elettorale: urne aperte il 26 e 27 maggio prossimo per scegliere il successore di Mohammed Morsi, il presidente islamista democraticamente eletto nel 2012 e deposto l’estate scorsa da un golpe militare coordinato proprio da colui che si propone oggi di prenderne il posto. Il 5 giugno saranno annunciati i risultati del primo turno e il secondo si terrà il 16 e 17 giugno.

Il Paese si avvia, spaccatissimo, alla nuova tornata elettorale. Oltre l’arresto di migliaia di Fratelli e loro simpatizzanti, oltre 500 condanne a morte, è stata promulgata la nuova legge anti-protesta, che continua a limitare le libertà. Originariamente passata per frenare le proteste della Fratellanza musulmana, viene ora utilizzata per dare la caccia agli attivisti e arrestare diversi esponenti dell’opposizione laica. Infatti, poiché la Fratellanza Musulmana è stata dichiarata organizzazione terroristica nel mese di novembre, i suoi membri sono ora di fronte all’accusa di terrorismo, rendendo la legge di protesta irrilevante nei loro casi.

E’ evidente a tutti come l’esercito abbia utilizzato la situazione instabile e il malumore popolare per riprendere le redini del potere mai di fatto abbandonato, servendosi anche di altre armi come la censura e il bavaglio ai media. Recentemente, la censura in Egitto ha raggiunto un nuovo minimo a seguito della decisione senza precedenti del governo di sospendere la proiezione del nuovo film, Halawet al-Rouh, interpretato dalla pop star libanese Haifa Wehbe, anche se era stato già approvato dal consiglio di censura egiziana.

Le autorità egiziane hanno chiuso anche Feloul Channel e arrestato il suo proprietario, la controversa danzatrice del ventre Sama al-Masri, in attesa di indagini sulle accuse del  funzionamento del suo canale satellitare senza licenza. L’arresto è avvenuto solo un giorno dopo la presa in giro di un noto politico.

Interessante le decisioni del canale Mbc Egitto, che ha voluto ritirare temporaneamente il satirico Bassem Youssef, comico di grande successo, presentando il ritiro come parte del suo impegno volontario per la campagna di silenzio prima delle elezioni presidenziali egiziane. In una dichiarazione, il canale di proprietà saudita ha dichiarato che Al-Bernamag, spettacolo di Youssef, prenderà una lunga pausa di un mese, oltre la pausa di due settimane che Youssef aveva già annunciato.

Si prevede che lo spettacolo torni  il 30 maggio, dopo le elezioni presidenziali del 26 e 27. Interessante anche notare che solo il primo turno delle elezioni si terrà in queste date, ma per quanto riguarda gli altri episodi del programma, il comico-satirico non potrebbe guidare l’orientamento politico degli elettori?

Sembra che Mbc sia del tutto consapevole della situazione in Egitto. In realtà, il giorno in cui ha annunciato la pausa obbligatoria di Youssef, Hamdeen Sabahi ha presentato ufficialmente la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali. Oggi, è chiaro che Sabahi e l’ex ministro della Difesa Abdul Fattah al-Sisi sono gli unici due candidati alla carica di presidente. Altri hanno ritirato le loro candidature o sono stati considerati inammissibili.                                             Contrariamente alle contestate elezioni del 2012, che ha presentato 13 concorrenti provenienti da tutto lo spettro politico, questa volta solo due candidati si trovano ad affrontarsi. Quindi, naturalmente, non ci sarà bisogno di un secondo turno.

Secondo Mbc Egitto, lo show di Youssef è stato temporaneamente sospeso per non disturbare la corsa presidenziale, come se gli orientamenti politici dei cittadini fossero in realtà importanti quando si tratta di risultati elettorali. Infatti, il canale di proprietà saudita si comporta come se fosse parte del processo decisionale in Egitto, anche se la legge egiziana stabilisce che il silenzio della campagna dovrebbe iniziare solo 24 ore prima delle elezioni, Mbc ha scelto di interrompere lo show di Youssef per oltre 40 giorni: dal 19 aprile fino al 30 maggio.

Sta di fatto che il futuro dell’Egitto attuale non è promettente e le prossime elezioni sembrano essere un passo indietro verso politiche più repressive. Inoltre, si profila una crisi economica con aumenti dei prezzi e riduzione dei sussidi governativi. Anche lo stesso candidato alla presidenza, Abdul Fatah al-Sisi, pubblicamente ha avvertito che verranno “giorni più duri” soprattutto per l’economia e la sicurezza nazionale.

Come è trapelato in dichiarazioni pubbliche, Sisi ha espresso la sua fede in “riforme di mercato”, invitando inoltre ad eliminare ciò che egli chiama “oneri statali”, come sussidi e programmi di assistenza sociale. Sebbene tali misure normalmente portino a proteste, le leggi oppressive e l’intimidazione di giornalisti possono impedire alle persone di sfogare la propria rabbia. Nel frattempo il “vecchio padrone” americano riprende a fornire armi all’esercito egiziano.

 

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