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Dalla Francia arriva il “reato alimentare”

di Adelaide Conti

Recupero e redistribuzione. Due parole che ci piacciono e che rappresentano una risposta concreta contro lo spreco alimentare. Dello stesso avviso deve essere stata l’Assemblea nazionale francese che da poco ha approvato una legge sul “reato alimentare”. La proposta, che è stata presentata dal socialista Guillaume Garot, ex ministro dell’Alimentazione, è stata da poco approvata all’unanimità. Dal primo luglio 2016 in poi tutti i negozi con una superficie superiore ai 400 mq non potranno più gettare le eccedenze alimentari, ma saranno tenuti a stipulare accordi con le associazioni che si occupano di donare il cibo non scaduto. La norma contro lo spreco alimentare inoltre prevede multe salatissime e fino a due anni di carcere per i trasgressori.

Il pendolo in favore del buonsenso sembra aver compiuto tutto il suo movimento, almeno in Francia, dove i numeri fanno riflettere: il cibo che finisce nella spazzatura oscilla dalle due alle sei tonnellate ogni anno, circa trentotto chili al secondo. E se nel Paese d’oltralpe le cifre preoccupano in Italia non va meglio: l’ammontare in euro del cibo che viene buttato via tra consumatori e imprese agroalimentari raggiunge la ragguardevole cifra di 12,3 miliardi di euro. Destiniamo alle cosidette “banche del cibo” ed enti caritativi poco più del 6% del cibo avanzato. Davvero un’inezia.

Eppure le eccedenze alimentari generate dalla filiera agroalimentare potrebbero essere recuperate con relativa facilità per quasi il 50% per essere destinate all’alimentazione umana. A sostenerlo, il professore Alessandro Perego, docente di logistica al Politecnico di Milano. E se il quadro fin qui delineato sconforta, i dati fornita dalla Fao rendono ancora meglio l’idea di quanto preoccupante sia il fenomeno: il 35% della produzione di cibo finisce tra i rifiuti per un costo economico stimato in circa un trilione di dollari all’anno. Una vera e propria emergenza, se consideriamo i milioni di individui che soffrono di malnutrizione ancora oggi in tutto il mondo. Una vergogna continuare a permettere lo spreco di cibo. Collaborazione ed educazione sono le parole chiave per il futuro. Un consumatore più attento e l’impegno delle Istituzioni può fare la differenza. Un’occasione mancata – a nostro avviso – è stata l’Expo 2015 che avendo scelto di dedicare l’esposizione al tema del nutrimento nel mondo poteva dare concretezza al progetto con una legge contro il reato di spreco alimentare, così come ha fatto la Francia. Ma tant’è!

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