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Dal ritiro afghano al conflitto in Siria passando per il nucleare iraniano, ecco la “nuova” politica estera americana

Il presidente Barack Obama potrebbe presto firmare un progetto per addestrare ed equipaggiare i “ribelli” in Siria del cosiddetto esercito siriano libero (Fsa). Azione che consentirebbe di aumentare significativamente il sostegno degli Stati Uniti alle forze che da tre anni tentano di spodestare il presidente Bashar Assad, secondo quanto hanno detto i funzionari dell’amministrazione, riportato martedì dal Wall Street Journal. Il nuovo programma di formazione militare, se attuato, potrebbe integrare un piccolo programma pilota dell’equipe guidata dalla Central Intelligence Agency, che Obama aveva autorizzato un anno fa.

Il programma  dovrebbe prevedere l’invio di un numero limitato di soldati americani in Giordania facente parte di  una missione di addestramento regionale, per istruire i membri attentamente selezionati del cosiddetto Esercito siriano libero sulla tattica, comprese le operazioni antiterrorismo, riferiscono i funzionari. Gli stessi funzionari degli Stati Uniti hanno dichiarato che il nuovo programma militare rappresenterebbe una significativa espansione degli sforzi comuni di Washington, aggiungendo che non discutono un programma di formazione limitata della Cia, perché è segreto.

Il Dipartimento di Stato, il Pentagono, l’intelligence, insieme a molti esponenti del Congresso che sostengono il piano, hanno concluso che Assad non si muoverà senza un cambiamento della situazione militare sul terreno. Allo stesso tempo, ci sono crescenti timori circa la minaccia rappresentata dagli estremisti di Al-Qaeda che combattono in Siria, dichiarano i funzionari. Il Comitato per i Servizi Armati del Senato la scorsa settimana ha approvato una legge di difesa che autorizza il Dipartimento della Difesa a  fornire formazione e attrezzature agli elementi controllati dell’opposizione siriana.

Gli Stati Uniti hanno già in atto operazioni di sostegno segrete per l’opposizione siriana, e non è ancora chiaro come il nuovo programma possa funzionare. Gli Stati Uniti hanno già speso 287 milioni dollari finora in aiuti non letali nei quattro anni di guerra civile. Comandanti “ribelli” hanno chiesto agli Stati Uniti armi pesanti, ma gli Stati Uniti sono stati riluttanti a fornirle per paura che le stesse potessero finire nelle mani di miliziani estremisti.

Jen Psaki, portavoce del  Dipartimento di Stato, tuttavia, ha riferito martedì scorso ai giornalisti che una serie di opzioni per sostenere i nemici moderati di Assad rimangono ancora sotto esame, evidenziando comunque la minaccia del terrorismo per gli Stati Uniti. “E’ chiaro che vediamo la Siria come una sfida per l’antiterrorismo e quindi certamente consideriamo il fattore Siria come un’opzione. L’approccio attuale in politica sta nel rafforzare l’opposizione moderata  che offre un’alternativa al governo di Assad e agli altri elementi estremisti all’interno dell’opposizione”.

Se il Wall Street Journal vede in questa decisione la pressione esercitata dagli alleati degli Usa, un report redatto da Newsmax su informazioni prese da The Associated Press e Afp mettono l’accento su altri particolari. L’annuncio atteso segue intense discussioni ad alto livello tra gli Stati Uniti e la Giordania, che nel fine settimana ha espulso l’ambasciatore siriano, come parte di ciò che si prevede come un’escalation nello sforzo di isolare Assad, che è in corsa per la rielezione nelle presidenziali di giugno.

Il Re di Giordania Abdullah II era a Washington la settimana scorsa e si è incontrato con il Segretario di Stato John Kerry. Il segretario alla Difesa Chuck Hagel ha fatto tappa in Giordania all’inizio di questo mese durante un viaggio in Medio Oriente. Gli Stati Uniti hanno attualmente circa 1.500 militari in Giordania, in aggiunta ai circa seimila che recentemente sono arrivati per partecipare all’esercitazione annuale Eager Lion. A queste manovre partecipano l’Esercito, la Marina e l’Aeronautica, così come navi e aerei. L’esercitazione è iniziata  lo scorso fine settimana.

L’anno scorso, dopo la conclusione di Eager Lion 2013, gli Stati Uniti hanno lasciato un distaccamento di jet F-16 da combattimento, una batteria di missili Patriot e circa mille forze associate con il sistema aereo e missilistico. C’è anche uno staff di circa 400 militari degli Stati Uniti in Giordania ed anche truppe per aiutare i giordani nella formazione di armi chimiche.

Nel frattempo Barack Obama nella giornata di mercoledì ha tenuto il suo attesissimo discorso di politica estera presso la United States Military Academy di West Point, che doveva essere chiarificatore dell’indirizzo politica in Siria.

E il presidente non si è smentito, fornendo ai cadetti un classico discorso condito di buona dose di militarismo patriottico. Ha parlato di leadership globale americana, difendendo la sua politica estera, del dovere che hanno di proteggere il Paese, e di fare ciò che è retto e giusto. “Credo nell’eccezionalismo americano con ogni fibra del mio essere”, ha detto, riferendosi a un classico principio di ideologia conservatrice. “L’America deve sempre essere presente  sulla scena mondiale, ha detto Obama, ma l’azione militare degli Stati Uniti “non può essere l’unica – o addirittura primaria – componente della nostra leadership in ogni istanza”.

E’ risultato molto chiaro che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto che Washington continuerà a usare la forza militare unilateralmente “quando i nostri interessi fondamentali lo richiedono”.

Sul conflitto siriano, Obama ha promesso di lavorare con il Congresso per aumentare il sostegno dell’America per i “ribelli” stranieri che combattono contro il governo siriano.
Parlando ai cadetti laureati il presidente Usa ha anche difeso gli attacchi dei droni del Pentagono in diversi Paesi, tra cui Afghanistan, Pakistan e Yemen. Ma ha promesso una maggiore trasparenza in questo senso.

Commentando il programma energetico nucleare iraniano, Obama ha ribadito che Washington si riserva tutte le opzioni per “impedire all’Iran di ottenere un’arma nucleare”, riferendosi all’opzione guerra. Ha anche detto che c’è la possibilità di risolvere i problemi con Teheran pacificamente.

Il discorso di Obama mirava a difendere le strategie di politica estera della sua amministrazione, che sono stati sempre più criticati dai Repubblicani che affermano che l’influenza globale dell’America è diminuita a causa di tali politiche deboli. L’intervento del presidente è venuto il giorno dopo che ha illustrato i piani per concludere la lunga guerra  americana in Afghanistan entro la fine del 2016. Il piano prevede di mantenere 9.800 soldati in Afghanistan per addestramento e azione antiterroristica anche dopo il termine delle missioni di combattimento.

di Cristina Amoroso

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