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Cronaca di un accordo annunciato. Continua l’interminabile trattativa sul nucleare

di Cristina Amoroso

Mercoledi 1 aprile, settimo giorno di intensi colloqui tra l’Iran e il P5+1 – Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina, Russia e Germania – volto a gettare le basi per un accordo potenzialmente storico per risolvere la controversia occidentale sul programma nucleare di Teheran, giorno in cui la nazione iraniana commemora l’Islamic Republic Day, il 36° anniversario del referendum sulla costituzione della Repubblica islamica, che pose fine a 2.500 anni di monarchia assoluta.

Colloqui bilaterali hanno preceduto le varie sessioni di incontri, da lunedì la sessione plenaria vede il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif incontrarsi con il Segretario di Stato americano John Kerry, il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, ministro degli Esteri britannico Philip Hammond e l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini.

Dall’interruzione dell’ultimo round di colloqui entrambe le parti citano progressi sui negoziati, i cui punti critici rimarrebbero la scala di arricchimento dell’uranio iraniano, il calendario per la revoca delle sanzioni da parte dell’Onu, Usa e Ue contro l’Iran, le effettive e fiscali ispezioni dell’Aiea, la durata del piano e la disponibilità di Teheran al trasferimento in Russia del proprio combustibile nucleare.

Fin da lunedì la sessione plenaria, “incentrata sulla ricerca di un compromesso politico e tecnico” sulle questioni che impediscono il raggiungimento di una comprensione reciproca, trova un punto cruciale sulle sanzioni all’Iran e il relativo calendario, questione spinosa di cui mercoledì parla Hamid Baeidinejad, direttore generale per gli affari politici e di sicurezza internazionale al ministero degli Esteri iraniano, al corrispondente della TV iraniana a Losanna.

“Le sanzioni hanno molti aspetti, ci sono sanzioni unilaterali, sanzioni degli Stati Uniti, le sanzioni dell’Unione europea, le sanzioni del Consiglio di sicurezza… Devo dire che molti di questi aspetti sono stati risolti, ma ancora ci sono alcune aree limitate che devono anche essere risolte, e noi ci stiamo concentrando sugli aspetti tecnici rimanenti per quanto riguardano le sanzioni,” ha dichiarato, facendo eco alle parole del Vice ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araqchi: “Non è possibile avere un accordo senza sollevare le sanzioni, tutte le sanzioni devono essere rimosse”.

Nella notte, passata la fatidica scadenza del 31 marzo, i negoziati ufficiali sono sospesi. “Non ha senso di staccare la spina sui negoziati se è ancora in corso il progresso”, dice Josh Earnest segretario stampa della Casa Bianca, aggiungendo: “Inoltre, non ha senso, se stiamo ottenendo un serio impegno dall’altro lato, terminare bruscamente i colloqui sulla base di un termine autoimposto”.

I negoziati ufficiali riprendono nelle prime ore della mattina di mercoledì, tra l’ottimismo del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, per il quale sarebbe stata raggiunta un’intesa “su tutti i punti chiave” sul tavolo e le speranze del ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif di essere giunti alla fase finale dell’accordo, mentre il ministro degli Esteri britannico incrocia le dita ai 500 giornalisti della sala stampa.

Mano mano che ci si avvicina alle ultime ore negoziali, si avverte la sensazione che la fase è decisiva: o si chiude o si rischia di far saltare il tavolo. I due nodi che non si è riusciti a sciogliere entro la deadline della mezzanotte del 31 marzo sono quelli che tengono i negoziatori impegnati da giorni: il timing per ritirare le sanzioni della comunità internazionale verso l’Iran – subito o gradualmente, e con quale gradualità – e quale tipo di attività nucleare consentire alle autorità di Teheran negli anni finali dell’accordo.

Arrivati alla fase finale dei negoziati la situazione si fa di ora in ora più critica, rimane comunque fondamentale l’accordo sui dettagli che pesano come un macigno intrecciandosi con un groviglio di interessi delle potenze regionali e globali rispetto alla possibilità di un Iran atomico. In fondo stanno solo lavorando su una bozza d’intesa e non sull’accordo definitivo, previsto per il primo luglio.

Ad un certo momento sembra scricchiolare il negoziato di Losanna, quando il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, accusando l’Iran di non aver offerto impegni tangibili dichiara che gli Stati Uniti sono pronti ad andarsene senza accordo. “In caso di mancato accordo, l’Iran potrebbe ritrovarsi a subire ulteriori sanzioni più pesanti”, ha detto ancora Josh Earnest, sottolineando come “il presidente Obama potrebbe considerare diverse opzioni”.

Ormai l’accordo sembrerebbe legato ad un filo. I colloqui a Losanna sul programma nucleare iraniano tra i ‘5+1 e Teheran potrebbero essere prolungati di altre 24 ore. Lo scrive l’agenzia russa Tass citando una fonte diplomatica europea. Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier dichiara di essere disposto a rimanere un altro giorno per i negoziati.

Staremo a vedere i termini dell’accordo, sempre che si raggiunga un’intesa, fermo restando il sospetto che gli Stati Uniti non siano alla ricerca di un accordo equo con l’Iran sul suo programma nucleare civile, ma che vogliano l’incondizionata resa iraniana, perché non tollerano governi indipendenti. Il vero problema è l’ostilità Usa di lunga data nei confronti dell’Iran, che conta 36 anni. Il conto è presto fatto.

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