Medio Oriente

Siria, guerra voluta da altri all’interno dei propri confini

Dal 2011 in Siria divampa una guerra scoppiata con la motivazione bugiarda delle “Primavere Arabe”. Un conflitto che fino ad oggi ha visto oltre 300mila morti, milioni di sfollati, continui flussi di profughi che arrivano in Europa e ingenti danni al patrimonio culturale e archeologico di una delle culle della civiltà umana. Il Paese sta attraversando una delle peggiori crisi della storia, con gruppi armati provenienti da altri Stati che lo hanno devastato. L’Esercito regolare combatte per liberarlo dai terroristi controllati da “padrini” stranieri che ne indirizzano, quando non determinano, le mosse. È un conflitto terribile, da qualunque lato lo si guardi. La Siria è un Paese che ha bisogno di credere alla fine di questa guerra, una guerra combattuta da altri all’interno dei propri confini.

Ma come è già accaduto in precedenza, anche la crisi in Siria è stata pianificata e provocata dall’esterno. Nel Paese martoriato da nove anni di guerra si scontrano anche e soprattutto gli interessi americani, sauditi e turchi. Pochi ricordano che nella primavera del 2011, Obama emanò due ordini presidenziali: “Il Governo libico – e nell’altro quello siriano – costituisce una minaccia economica e strategica alla sicurezza nazionale degli Usa”. È in questa ottica che vanno letti i fatti successivi.

Abbattere la Siria significava eliminare il più importante baluardo di difesa della democrazia nell’area

Abbattere la Siria significava eliminare il più importante baluardo di difesa della democrazia nell’area e di difesa genuina della dignità del popolo arabo. La Siria è un Paese prospero e tollerante in cui da sempre hanno convissuto pacificamente tutte le religioni e che fin dal 1948 ha difeso il diritto della Palestina ad avere un proprio Stato. Un Paese in cui convivevano in pace da sempre popolazioni con credo religioso diverso. A Latakia, grande città sul Mediterraneo, l’antica Laodicea, vi è persino un quartiere abitato da cristiani Armeni, che trovarono accoglienza quando la Turchia diede inizio al genocidio armeno.

Guerra pienamente avallata dagli Usa e dalla Nato

Per tutte queste ragioni la Siria è diventata il nemico principale dei sionisti, che sono ai vertici in Israele, negli Stati Uniti, in Occidente, e dei centri di potere del Golfo e della Turchia. Questa è una guerra pienamente avallata dagli Usa e dalla Nato. Il 27 marzo 2013 il New York Times ha pubblicato un articolo rivelando il piano che era in atto già da un anno e mezzo: l’esistenza di una rete, organizzata dalla Cia e tutt’ora operativa, attraverso cui arrivava ai ribelli” siriani, cioè bande di mercenari provenienti in gran parte dall’esterno, un flusso enorme di armi e denaro.

Da appositi centri operativi, agenti della Cia provvedevano all’acquisto delle armi con finanziamenti concessi principalmente da Arabia Saudita, Qatar e altre monarchie del Golfo e attraverso un gigantesco ponte aereo trasportate in Turchia e Giordania; da lì, attraverso la frontiera, le armi arrivavano ai gruppi in Siria, addestrati in appositi campi allestiti in territorio turco e giordano.

Il piano degli Stati Uniti è chiarissimo. Nella precedente crisi libica il governo russo aveva commesso un imperdonabile e gravissimo errore, lasciando alle Nazioni Unite la possibilità di varare una risoluzione che apriva di fatto la strada all’offensiva aerea contro il Governo libico. Questa volta invece l’Onu è stata fermata dai veti di Cina e Russia.

Usa e terrorismo internazionale

Gli Usa hanno allora elaborato un progetto diverso: non un attacco diretto come in Libia, ma la progressiva distruzione della Siria, da un canto con le sanzioni, dall’altro rafforzando le capacità offensive dei “ribelli” e indebolendo l’Esercito di Damasco. Allo stesso tempo, i Servizi di Israele, Stati Uniti, Turchia, Francia ed altri Paesi al soldo del Golfo, agiscono per destabilizzare la Siria attraverso attentati, pilotando e affiancando quel cosiddetto “terrorismo internazionale” che è una creatura made in Usa (vedi al-Qaeda).

Lo scopo non è la costruzione di un altro Stato siriano, ma la sua frantumazione con la creazione di una serie di cantoni governati da clan in lotta fra di loro e dal carattere etnico. Così come in Afghanistan, in Iraq, in Libia ed ora in Siria, agli Usa (ed a Israele) non interessa vincere, in nessuna di queste guerre hanno vinto. Lo scopo è creare il caos, perché il disordine e il sangue renderanno Israele padrona indiscussa dell’area e apriranno la strada a un vagheggiato attacco contro l’Iran, obiettivo finale.

Per giustificare un intervento, Usa e un Occidente succube e colluso non hanno esitato a vendere menzogne. Nel 2013 al-Assad è stato accusato di usare armi chimiche contro i civili; un marchio d’infamia ad uso dei media da appiccicare a chi si voleva aggredire. Oggi è assodato come quel gas Sarin sia stato impiegato dai “ribelli” finanziati e manovrati da Usa e Golfo. Washington, dietro la bandiera bugiarda dell’intervento umanitario, continua a mentire come già in Afghanistan ed Iraq.

Russia, l’unico Paese che opera in Siria nell’ambito del Diritto Internazionale

Malgrado le accuse interessate, la Russia è l’unico Paese che opera in Siria nell’ambito del Diritto Internazionale. È intervenuta su richiesta di un Governo legittimo (che, piaccia o no, è quello di Bashar al-Assad), un Governo alleato aggredito con l’aperto e dichiarato appoggio di potenze straniere. Tutti gli altri Paesi che intervengono in Siria (e sono tanti) sono in una posizione di lampante illegalità, che l’Onu sarebbe tenuta (se solo lo volesse) a condannare.

È dalla Turchia che si guida l’intera guerra contro il governo siriano. Le truppe siriane combattono contro un esercito di mercenari che entra ed esce a partire dal territorio turco e che è guidato in molti settori da ufficiali turchi. D’altronde, la stessa nascita improvvisa dell’Isis si giustifica solo con i miliardi delle petromonarchie del Golfo e i maneggi dei Paesi “interessati”: sauditi, turchi e Cia per prima.

Siria, Nazione civile, colta, avanzata e tollerante

La Siria era una Nazione civile, colta, avanzata e tollerante, rappresentava il principale avamposto solido che c’era nel Medio Oriente. Prima di questa orribile aggressione, quel “piccolo” Paese sopportava nel silenzio generale un milione di rifugiati iracheni sul suo territorio. Poi, dietro l’eterna scusa delle “Primavere”, la Siria è stata aggredita da chi aveva tutto l’interesse di distruggerla per poi spartirsela con l’ipocrita consenso generale. Ignorare tutto ciò è continuare a sostenere la panzana della “rivolta popolare” prima che un errore è una colossale menzogna in mala fede. Non è una guerra civile ma un brutale aggressione, di cui Stati Uniti e Europa hanno una palese responsabilità. Non è possibile parlare di pace in queste condizioni, ma di vittoria augurata al Popolo siriano. Adesso, dopo anni durissimi, malgrado continuino gli sforzi di Usa, Turchia e Golfo, la Resistenza ha rinsaldato le fila avendo la meglio sui propri avversari.

di Amani Sadat

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