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Corteo a Roma contro la discarica al Divino Amore. “Dovranno passare sui nostri corpi”

di Federico Cenci

«Roma oggi è nostra». Così scandivano dai megafoni i rappresentanti del lungo corteo che sabato pomeriggio ha occupato le strade del centro della Capitale. Quasi un urlo liberatorio seguito alla frustrazione accumulata questa estate, particolarmente calda per i cittadini di Falcognana, periferia sud-est della città, i quali hanno dovuto subire sulla propria pelle – spiegano – «le decisioni prese dall’alto». Il loro disappunto è rivolto verso il commissario straordinario ai rifiuti, Goffredo Sottile, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e il sindaco di Roma, Ignazio Marino. Il «trio monnezza», come lo definisce un cartello brandito da un signore, ha arbitrariamente stabilito che l’impianto Ecofer di Falcognana dovrà presto raccogliere l’eredità di Malagrotta, la discarica di Roma in via di chiusura (dopo numerose proroghe foriere di polemiche) per saturazione.

I cittadini delle zone interessate dal nuovo sito, tuttavia, non ne vogliono sentir parlare di ritrovarsi improvvisamente a convivere con una voragine riempita di immondizia. «A due passi dal Santuario del Divino Amore» e, per altro, «in una zona tutelata dal “vincolo paesaggistico Bondi” del 2010». Lo stanno urlando da diverse settimane, ma finora non avevano ancora compiuto il grande passo di impadronirsi del centro di Roma per un intero pomeriggio. Un lungo fiume di gente, oltre 15mila secondo gli organizzatori, stime dimezzate dalla questura. Erano comunque in tanti e, soprattutto, erano assai agguerriti. «Non arretreremo di un solo passo – assicura Alessandro Lepidini, portavoce del presidio No Discarica -, continueremo ad andare avanti sulla nostra strada. Nessuno metterà una discarica sulle nostre teste».

Le parole di Lepidini non lasciano adito a dubbi: i cittadini di Falcognana serrano i ranghi, quello di sabato è solo l’inizio di un periodo di contestazioni che si annuncia incandescente. I prossimi giorni, del resto, sono quelli cruciali. È atteso entro la prima metà della settimana il nullaosta di Andrea Orlando, ministro dell’Ambiente, nei confronti dell’operazione Falcognana. Una volta posta la firma del ministro, resterà da attendere la data del 30 settembre. Da quel giorno l’impianto di Falcognana dovrà iniziare ad accogliere i primi carichi di camion della nettezza urbana, al contempo a Malagrotta si procederà con una sorta di proroga “camuffata”. L’idea del commissario Sottile, infatti, è quella di tenere aperte entrambe le discariche per un periodo di almeno sei mesi, in attesa che intanto si realizzi un accordo con qualche impresa fuori dai confini laziali, per dirottare l’immondizia lontano da Roma. In questi giorni, la municipalizzata Ama (l’azienda romana dei rifiuti) starebbe vagliano offerte pervenute da diverse imprese del Nord.

Le intenzioni di Sottile non coincidono però con quelle dei cittadini. A Malagrotta, i residenti hanno annunciato per la notte del 30 settembre il “lucchetto day”, un appuntamento per sancire la chiusura simbolica della storica discarica di Roma. Un’ulteriore proroga, per giunta “camuffata”, è un’ipotesi che da quelle parti respingono fermamente. Nelle stesse ore, «se non cambierà nulla», avvertono i cittadini di Falcognana, «bloccheremo tutta la via Ardeatina». «I camion dovranno passare sui nostri corpi», proseguono. E di corpi, durante quella veglia notturna, ce ne saranno almeno 10mila, a presidiare per la difesa del territorio ubicato nel bel mezzo dell’Agro romano. Assicurano che ci saranno tutti i cittadini delle zone limitrofe: uomini, donne e bambini.

Proprio la cospicua presenza di bambini, durante il corteo di sabato, è ciò che più ha colpito, attirando gli sguardi disorientati dei tanti turisti stranieri. Centinaia di piccoli romani, alcuni sulle carrozzine, altri, più grandicelli, davanti a uno striscione con scritto «Mamma, papà, voi potete fermarli, per la nostra vita». Un obiettivo, quello di “fermarli”, che è ormai diventato il pensiero fisso dei loro genitori. Fischietti, megafoni, urla estemporanee e cori organizzati. Si ricorre a ogni mezzo pur di far rumore contro quello che è stato già ribattezzato lo «scempio del Divino Amore». Quando l’enorme fiume di manifestanti passa sotto al Campidoglio, gli improperi contro il sindaco Marino si sprecano. «Buffone», «pagliaccio», «dimettiti» rappresentano la parte più elegante del repertorio. Il primo cittadino di Roma, dal canto suo, ha provato a mostrare un aplomb messo a dura prova dalle ripetute critiche subite negli ultimi tempi: «È giusto che i cittadini esprimano le proprie opinioni anche con una manifestazione», ha detto ai cronisti.

Ma i cittadini di Falcognana non intendono limitarsi ad esprimere un’opinione. Durante l’assemblea popolare improvvisata a piazza SS. Apostoli, dove il corteo ha terminato il suo percorso, i comitati hanno spiegato che quella di sabato «non è solo una manifestazione contro le devastazioni territoriali ma vuole essere anche un monito che condanna il modello autoritario e antidemocratico che i decisori impongono alle comunità in lotta». Imposizioni che stavolta, giurano questi cittadini arrabbiati, non verranno subite. «Vi diamo un consiglio: fate retromarcia». L’atmosfera che si respira sembra il preludio di un implacabile scontro.

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