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Cisgiordania, punto di non ritorno

di Lucia Colandrea

Non si fermano gli scontri tra le forze di sicurezza israeliane e la popolazione palestinese a Gerusalemme Est e in Cisgiordania. Tra le ultime vittime un Palestinese ucciso a colpi di arma da fuoco dalla polizia israeliana nei pressi della Porta di Damasco, una delle porte di accesso alla Città Vecchia. Gli agenti gli avevano chiesto un documento di riconoscimento. Il giovane dopo aver mostrato il documento ha tirato fuori un coltello e ha ferito al collo uno dei due agenti. Immediata la reazione dei colleghi che hanno aperto il fuoco contro il palestinese. Continua così a salire il numero delle vittime degli scontri tra palestinesi e israeliani. Dall’inizio di questo mese sono state uccise ventidue persone, di cui quattro sono israeliane e diciotto palestinesi.

Venerdì le forze israeliane hanno attaccato il campo profughi di Shu’fat, provocando la morte di due giovani palestinesi. Sempre venerdì la polizia ha aperto il fuoco su un gruppo di manifestanti nei pressi del confine con la Striscia di Gaza. Sette sono i palestinesi rimasti uccisi e più di sessanta i feriti. E proprio in seguito alle proteste esplose nei pressi del confine con la Striscia di Gaza è stata decisa l’installazione in diverse città meridionali del sistema di difesa anti-missili.

L’ondata di violenza che sta interessando la Cisgiordania sembrerebbe stata scatenata dalle restrizioni all’accesso alla moschea di al-Aqsa imposte da Israele sin dal 26 Agosto e dai ripetuti assalti dei coloni. Ad alimentare ulteriormente la violenza il recente divieto imposto dallo Stato israeliano agli uomini al di sotto di 50 anni di partecipare alla preghiera del Venerdì che si tiene presso la moschea. A questo si aggiunge la decisione di limitare, per due giorni, l’accesso all’area sacra della Moschea di al-Aqsa soltanto a israeliani, turisti, residenti e studenti.

Conferma dei metodi violenti usati dalle forze israeliane arriva dalla Mezzaluna Rossa Palestinese. In un comunicato di domenica 4 ottobre l’organizzazione parla di centinaia di Palestinesi uccisi o ricoverati in ospedale per eccessiva inalazione di gas lacrimogeni o perché picchiati dalla polizia o dai coloni. La Mezzaluna Rossa Palestinese ha proclamato lo stato di emergenza in Cisgiordania in seguito alle decine di attacchi contro il proprio staff.

Anche l’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, Zeid Ra’ad al-Hussein, ha espresso la sua preoccupazione e ha esortato a porre fine alle violenze. Il portavoce del ministero degli Esteri tedesco Martin Schaefer ha parlato di una nuova Intifada. E sempre dal Ministero tedesco arriva l’esortazione a riprendere i negoziati.

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