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Cisgiordania. L’espansione degli insediamenti israeliani illegali condanna al fallimento i colloqui di pace

di Manuela Comito

Il regime di Tel Aviv continua a portare avanti i piani di espansione degli insediamenti illegali, minando le basi del processo di pace e vanificando i colloqui avviati a luglio con i negoziatori palestinesi, sotto la supervisione del segretario di stato Usa John Kerry. Nemmeno le critiche e la condanna della Comunità Internazionale riescono a mitigare l’arroganza della politica coloniale del governo israeliano, certo della propria impunità.

Secondo quanto ha riportato l’agenzia di stampa Ma’an, citando una dichiarazione del Movimento Peace Now, mercoledì 22 gennaio coloni israeliani hanno sradicato 600 alberi appartenenti a contadini palestinesi nella Cisgiordania Occupata per fare posto a ben 261 nuove abitazioni in 2 insediamenti illegali: Nofei Prat e Ariel. I nuovi piani prevedono 256 unità abitative nella colonia di Nofei Prat, tra Gerusalemme e Gerico e altri 5 nel tentacolare insediamento di Ariel. Con l’aggiunta delle 256 unità abitative previste, l’area occupata dall’insediamento di Nofei Prat sarà triplicata.

Si tratta del quinto lotto approvato in poco più di due settimane e che ha fatto salire a 2.791 il numero delle nuove case annunciato dall’inizio dell’anno. Tutto ciò appena 24 ore dopo che il regime ha annunciato la costruzione di 381 nuove case in Cisgiordania e un piano per un secondo centro visitatori nel sito archeologico di Silwan, quartiere di Gerusalemme est dove vive una popolazione a maggioranza araba. Il 6 gennaio era stato approvato un piano per 272 abitazioni in diversi insediamenti e quattro giorni dopo avevano ottenuto il via libera 1.877 case a Gerusalemme est, secondo quanto riporta Alalam News Network.

L’inviato dell’Unione Europea in Israele, Lars Faaborg-Andersen, ha dichiarato che la continua costruzione di insediamenti illegali sta provocando l’isolamento di Israele, che sarà ritenuto l’unico responsabile di un eventuale fallimento dei colloqui di pace. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accusato l’Ue di atteggiamento “ipocrita” nei confronti del processo di pace in Medio Oriente, indicando nella resistenza palestinese piuttosto che nell’espansione degli insediamenti la causa dello stallo dei colloqui.

Intanto Kerry ha già visitato la regione 10 volte da marzo 2013, nel tentativo di portare a termine i colloqui in maniera definitiva, ma negli ultimi sei mesi il governo di Tel Aviv non ha rallentato minimamente l’espansione delle colonie, sottraendo ai palestinesi parte del territorio che dovrebbe costituire un loro futuro Stato e decretando di fatto il fallimento di ogni trattativa.

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