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Brasile: Bolsonaro vince primo turno, estrema destra al ballottaggio

Bolsonaro vince il primo turno delle elezioni brasiliane facendo virare il Brasile verso l’estrema destra; quello che ad una prima ipotesi pareva assurdo si è tramutato in realtà con 47 milioni di voti, ad un passo dalla vittoria sin dal primo turno. Bolsonaro domenica 28 Ottobre può diventare il nuovo presidente del Brasile.

BolsonaroA tentare di ostacolare la marcia trionfale dell’esponente dell’estrema destra sarà Haddad, l’erede di Lula che cercherà di portare la vittoria alla sinistra, impresa che ad oggi appare disperata visto che saranno necessarie coalizioni e alleanze con gli altri partiti, cosa che Haddad ha subito dichiarato di voler fare visto che ballano 10 milioni di voti che dovranno essere incanalati in uno dei due schieramenti.

Ad una attenta analisi salta agli occhi la polarizzazione; Bolsonaro che un mese fa è stato accoltellato è riuscito giocando molto su quanto accadutogli per far confluire su di se tutti i voti dei partiti di destra e di centro destra, coalizzando intorno alla sua figura carismatica tutto il fronte conservatore. Motore principale della vittoria al primo turno è stata la voglia di cambiamento successiva agli scandali degli ultimi tre anni e soprattutto la paura che è stata cavalcata dall’altro attore di queste elezioni: la destra evangelica brasiliana. Le politiche economiche del Partido do Trabalhador sono state sbandierate con molta abilità e sono diventati l’arma utilizzata nel campo della politica economica.

Il Pt ha comunque retto all’onda d’urto e orfano di Lula porta al ballottaggio il suo esponente Haddad che pur partendo da una base debole quando non del tutto assente è riuscito a raccogliere il 29% dei consensi, impedendo così a Bolsonaro di esultare già la prima sera delle elezioni.

Impresa non facile di Haddad che si trova a contrastare Bolsonaro in una situazione impari: il candidato di estrema destra ha 17 punti percentuali di vantaggio e 18 milioni di voti in più e questo burrone che separa il Pt dal governo del Paese deve essere colmato nel giro di tre settimane. Bolsonaro è ad un passo dalla realizzazione del suo sogno e intravede la vittoria che può essere contrastata con il gioco politico che Haddad dovrebbe tessere con la rete delle alleanze: il 12% di Ciro Gomez fa gola anche al rappresentante dell’estrema destra ed è di vitale importanza per il Pt. Il Pdt di Gomes da molti visto come il vero erede di Lula ha fatto sapere che scioglierà la riserva nei prossimi giorni.

A destra l’incetta dei voti l’ha fatta Bolsonaro con il suo Psl, se uno svantaggio può avere è quello che l’unico partito dello stesso orientamento politico è il Partido Novo di Joao Amodeo che ha raccolto il 2,5% dei consensi, ma anche a sinistra rimangono pochi fondi alla quale attingere come il partito ambientalista con l1%; a leggere i numeri per Bolsonaro è quasi fatta per la felicità dei mercati che hanno già applaudito alla vittoria della prima tornata.

Il programma di Bolsonaro è marcatamente contrassegnato da un conservatorismo sociale con un’agenda economica che privilegia le privatizzazioni, le deregolamentazioni e la decentralizzazione del potere; da segnalare un fattore che gioca molto sulle elezioni è la situazione economica del Brasile che ha un doppio deficit che richiede interventi immediati, un debito dell’80% ed un Pil che si è impennato di recente con un deficit di bilancio che va verso il 7%.

A pagarne le conseguenze è il Real, la moneta brasiliana che da Gennaio del 2018 ha perso un quinto del proprio valore, ma a condurre la campagna elettorale però non sono stati i temi economici e la maggior parte dei dibattiti televisivi si è concentrata sui temi della sicurezza e la corruzione che hanno dato una spinta non indifferente a Bolsonaro.

Anche in Brasile, come in alcuni Paesi europei, si è dimostrata la sfiducia della gente nei confronti dei partiti tradizionali e per molti elettori la strada è stata presto segnata; Bolsonaro è visto come l’ancora di salvezza, colui che parla semplice, con un programma semplice infarcito di qualunquismo e di slogan che colpiscono la pancia dell’elettore lasciando libero il cervello, il tutto contraddistinto da un machismo militaresco ed un intolleranza verso le minoranze che fa sempre comodo.

di Sebastiano Lo Monaco

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