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Bimba morta in auto: una nuova vittima nella strage di sistema

È successo di nuovo. In provincia di Arezzo una bimba di 18 mesi è morta per arresto cardiaco, a seguito della forte temperatura raggiunta dall’abitacolo dell’auto nella quale è stata lasciata per ore, sotto il sole cocente di giugno.

La sua mamma, segretario comunale nel piccolo centro di Castelfranco di Sopra, come ogni giorno, ha parcheggiato la sua auto nella piazzetta adiacente il municipio e si è recata al lavoro, ignara del fatto che la sua bimba era sul sedile posteriore, legata al seggiolino, addormentata.

Quella mattina la tappa per lasciare la bimba all’asilo, al sicuro, è saltata. Cancellata, rimossa. Il percorso l’ha portata dritta sul luogo di lavoro. Il sistema sta completando la sua installazione.

Come un male oscuro, si alimenta dello stress e della frenesia imposta da presunti parametri di produttività ed efficienza. Parametri ottusi, non in grado di prendere in considerazione problematiche umane, quali la famiglia e la genitorialità. Imperdonabile dimenticanza, disamore per la prole, irresponsabilità, negligenza.

Sono queste le accuse che vengono invocate a gran voce dall’integerrimo popolo del web (ormai ex opinione pubblica). Così integerrimo che, come accaduto nell’ultimo caso, i genitori sono stati costretti a chiudere i propri profili Facebook, per la mole di commenti offensivi e minacciosi nei loro confronti.

La magistratura ha inoltre richiesto l’intervento della polizia postale, per poter procedere all’apertura di un fascicolo a carico degli autori dei commenti per istigazione al suicidio, minacce, diffamazione aggravata ed ingiuria. Nessuno se ne senta immune. Queste tragedie possono capitare a tutti e non certo per carenza d’amore o scarsa attenzione verso i propri figli.

Se in molti casi si sono evitate tragedie simili è perché congiunture favorevoli lo hanno permesso e non certo perché alcuni genitori possono dirsi vincitori del premio di padri o madri irreprensibili, attenti o maggiormente amorevoli. In questi casi non è riscontrabile la condotta dolosa caratterizzante quegli episodi di chi abbandona i propri figli in un cassonetto, li getta dal balcone o li nasconde nel freezer.

La mamma di Castelfranco è indagata per omicidio colposo ed il Pm, per il momento, ha escluso l’abbandono di minore. Oggetto di valutazione sono e saranno sicuramente fattori interiori del singolo e dinamiche interne alla coppia, ma non dovrebbe mai tralasciarsi la tragica incidenza di elementi eteroindotti, quali le condizioni di profondo stress psicofisico derivante dalla realtà lavorativa dei soggetti.

Si rileva infatti l’esistenza di un’equazione dalla soluzione sempre più ardua: la responsabilità genitoriale, a partire da quella più elementare dell’accudire i propri bimbi nella quotidianità, e la responsabilità lavorativa che, a qualsiasi livello, mansione e grado, è capace di sottoporre lavoratrici e lavoratori a livelli di pressione sempre più insopportabili.

I bimbi sembrano aver assunto, loro malgrado e a rischio di conseguenze per loro fatali, il ruolo di ingranaggi in un sistema di automatismi quotidiani che da vita ad una routine per molti versi alienante. Basta un pensiero dominante, una preoccupazione in più, in grado di far deragliare la concentrazione del genitore da questo percorso a binari, ed ecco che il fragile ingranaggio del piccolo, che magari dorme quieto sul sedile posteriore dell’auto, cede e tutto si trasforma in tragedia.

Una tragedia seriale, la quale ormai vanta fin troppi precedenti. Si stanno pensando rimedi come i seggiolini salvavita in grado di emettere segnali acustici che dovrebbero contribuire a sfatare nel futuro il ripetersi di incidenti del genere. La relativa proposta di legge è in discussione alla Commissione Trasporti della Camera da oltre due anni.

Il sistema sta completando la sua installazione e non saranno certo dei marchingegni trillanti a poter invertire la rotta di collisione con un sistema di valori sociali, individuali ed educativi in via di definitiva erosione.

di Massimo Caruso

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