Medio Oriente

Baghdad, assaltata ambasciata degli Stati Uniti

A 40 anni dalla cacciata degli americani dall’Iran, il regime statunitense conferma la sua incapacità ad imparare dai fallimenti del passato. Dal 2003, l’Iraq è sotto una feroce aggressione militare condotta dagli Usa e dai suoi alleati regionali. L’ultimo vile attacco condotto lo scorso fine settimana contro una base della Resistenza di Hashd al-Shaabi, ha portato il popolo iracheno a sollevarsi contro l’oppressore. Questa mattina Baghdad si è sollevata così come fece Teheran 40 anni fa. La fede di un popolo vince sempre contro l’oppressione.

Baghdad si risveglia e caccia gli occupanti

Migliaia di manifestanti iracheni questa mattina hanno assaltato l’ambasciata americana a Baghdad. Decine di manifestanti hanno infranto il muro esterno dell’edificio cantando “Death to America“. I soldati americani sono fuggiti dall’ingresso dell’ambasciata americana a Baghdad dopo che i manifestanti sono entrati in uno dei cortili del complesso. Questa manifestazione di rabbia del popolo iracheno è solo la prima risposta agli attacchi aerei dello scorso fine settimana in cui sono rimasti uccisi decine di combattenti di Hashd al-Shaabi. Tra i manifestanti c’erano anche il comandante di Hashd al-Shaabi, Faleh al-Fayyadh e il comandante di Kata’ib Hezbollah, Abu Mahdi al-Mohandes, insieme ad altri leader di spicco dell’Hashd al-Shaabi.

Per la prima volta i manifestanti iracheni sono riusciti a raggiungere l’ambasciata americana, protetta dietro una serie di posti di blocco nella Green Zone. Un flusso di manifestanti ha marciato attraverso quei posti di blocco fino alle mura dell’ambasciata, lanciando pietre e strappando le telecamere di sicurezza dai muri. I manifestanti hanno sventolato bandiere delle forze volontarie delle Unità di mobilitazione popolare (Hashd al-Shaabi), che hanno avuto un ruolo determinante, insieme all’esercito iracheno, nella lotta contro i terroristi dell’Isil.

Manifestanti accerchiano ambasciata e installano tende

Centinaia di manifestanti hanno installato tende, annunciando un sit-in a tempo indeterminato fino alla chiusura dell’ambasciata e all’espulsione dell’ambasciatore dal Paese. All’inizio della giornata, i legislatori iracheni hanno cantato slogan contro gli Stati Uniti durante una sessione parlamentare.

Domenica scorsa, circa 27 combattenti del movimento Kata’ib Hezbollah sono stati martirizzati negli attacchi aerei statunitensi contro una base nella regione occidentale del Paese. Altri 50 combattenti sono rimasti feriti, secondo i media iracheni. Prima delle proteste vicino all’ambasciata americana, si sono tenuti i funerali per i martiri di Kata’ib Hezbollah caduti negli attacchi di domenica.

di Giovanni Sorbello

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