Medio Oriente

Arabia Saudita, arrivati bombardieri supersonici Usa

Due bombardieri supersonici strategici statunitensi B-1B Lancer sono arrivati alla base dell’aeronautica militare Prince Sultan in Arabia Saudita, secondo il servizio stampa del comando centrale delle forze aeree statunitensi. Il Dipartimento di guerra degli Stati Uniti ha annunciato l’11 ottobre che Washington avrebbe dispiegato in Arabia Saudita altri tremila soldati, due sistemi missilistici antiaerei Patriot e un sistema di difesa missilistica Thaad. L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha preso la decisione dopo l’operazione eroica contro l’Arabia Saudita avvenuta il 14 settembre scorso, effettuata dal movimento rivoluzionario yemenita Ansarullah in risposta alla continua aggressione militare saudita contro il loro Paese.

A settembre sono stati presi di mira due importanti impianti petroliferi della Saudi Aramco, che hanno provocato una brusca riduzione temporanea della produzione di petrolio del regno. Sebbene il movimento di Resistenza yemenita Ansarullah abbia rivendicato la responsabilità dell’operazione, Riyadh ha accusato la Repubblica Islamica dell’Iran di stare dietro l’attacco. Teheran ha smentito nettamente le accuse.

Arabia Saudita in ginocchio dopo attacco contro Aramco

Almeno dieci droni yemeniti hanno colpito due impianti del gigante petrolifero statale saudita Aramco ad Abqaiq, ad est del Paese. Un enorme incendio ha devastato la struttura del gigante petrolifero Saudi Aramco. I testimoni hanno riferito di aver sentito spari ed esplosioni. Diversi video sono stati pubblicati sui social media che mostrano il complesso avvolto dalle fiamme e dal fumo nero denso. Ad Abqaiq, a circa 60 km a sud-ovest di Dhahran, nella provincia orientale dell’Arabia Saudita, ha sede il più grande impianto di lavorazione del petrolio al mondo. La maggior parte del petrolio saudita esportato dal Golfo Persico viene lavorato lì.

Esercito Usa si oppone alla guerra contro l’Iran

Nel luglio di quest’anno, il generale dell’esercito americano Mark Milley ha espresso scetticismo al Senato sulla probabilità di una grande guerra contro l’Iran. Milley, un generale a quattro stelle, durante le sue udienze di conferma ha formulato queste osservazioni per diventare il Presidente del Joint Chiefs of Staff, dove ha spiegato che i militari sono focalizzati su una strategia di competizione di grande potenza e in conflitto con uno Stato recalcitrante come L’Iran sarebbe dirompente per questi piani. I giornalisti del Wall Street Journal hanno da allora confermato che queste opinioni rimangono la narrativa dominante al Pentagono. Non sorprende che i funzionari militari abbiano sollecitato cautela e moderazione a seguito dell’attacco contro Aramco.

di Giovanni Sorbello

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