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All’Argentina un seggio all’Onu

di Fabrizio Di Ernesto

Grande successo politico-diplomatico per l’Argentina guidata dalla peronista Cristina Kirchner: con 182 voti l’Argentina ha ottenuto il seggio al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Nel prossimo biennio quindi Buenos Aires siederà tra i grandi del mondo e cercherà di tutelare i diritti dei paesi meno ricchi.

Il paese sud americano da anni stava lavorando per ottenere questo risultato anche perché tutti i paesi che nel Palazzo di vetro contano meno puntano a riformare questa organizzazione dall’interno, in particolare l’Argentina è nel gruppo di paesi che vorrebbero riformare questa istituzione attraverso il progressivo allargamento del numero dei membri non permanenti, non a caso questa è la nona volta negli ultimi 30 anni che Buenos Aires ottiene un seggio, aiutata in questo dal Messico e dagli altri paesi del continente indio-latino che non si fidano del Brasile e delle sue aspirazioni regionali e non solo.

Brasilia, nello specifico, aspira a sancire la sua crescita mondiale con un seggio permanente mentre Argentina e Messico preferiscono appoggiare un allargamento più ampio delle rappresentanza non permanente, per la cronaca il Venezuela sta attuando una posizione più attendista e preferisce non prendere posizione ufficialmente, anche se è in dubbio che l’ingresso del Brasile nel club dei paesi che più contano sarebbe un duro smacco per Caracas e per le mire a livello continentale.

Intorno alla candidatura di Buenos Aires si sono uniti i voti di quasi tutti i paesi dell’area a dimostrazione del fatto che la tattica argentina, non priva di qualche opportunismo, ha in parte dato i suoi frutti. Le divisioni velate intorno al ruolo del Brasile come primario attore regionale hanno consentito al governo Kirchner di coalizzare numerosi consensi intorno al proprio ruolo di rappresentante dei paesi latinoamericani presso il Consiglio di Sicurezza.

Per l’Argentina anche un buon ritorno d’immagine per la sua politica estera, che risente ancora del devastante crack economico del 2001 e con le nuove tensioni relative alle isole Malvinas non hanno certo aiutato.

Per quanto in questi anni la politica estera di Buenos Aires sia stata connotata da una quasi totale mancanza di visione strategica e di largo respiro, contrassegnata da decisioni opportuniste e calibrate sull’orizzonte nazionale, questa volta l’Argentina sembra aver ottenuto un successo di un certo rilievo.

Nonostante la vicinanza, politicamente parlando, all’Iran ed al Venezuela gli Usa, che pure guardano con diffidenza le politiche economico-sociali della Kirchner, preferiscono sostenere le rivendicazioni argentine in seno all’Onu rispetto a quelle brasiliane per molti motivi.

Aumentare il numero dei seggi permanenti, posizione brasiliana, metterebbe a rischio il potere di veto, o verrebbe abolito o allargato anche agli altri grandi, mentre aumentare il numero dei seggi non permanenti molto “gattopardescamente” permetterebbe di cambiare tutto senza cambiare nulla.

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