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Africa, importante riscoprire Storia e Culture

Africa – Appare oggi come un Continente devastato, suddiviso in Stati dalla sovranità spesso solo apparente, preda di gruppi di potere rapaci e di potenze e multinazionali straniere impegnate a depredare le loro ricchezze, lasciando fasce larghissime delle popolazioni nella miseria e nel degrado.

È il frutto avvelenato di una colonizzazione che nei fatti non è mai cessata, passando da una dominazione politica ad una economica, propiziata da ristrette elites locali pronte a vendersi al miglior offerente per realizzare i propri esclusivi interessi.

La ricostruzione di Stati veri, fondati su popolazioni che condividano identità e finalità comuni ed esprimano classi dirigenti degne di questo nome, è resa ardua dall’arbitrario tracciato dei confini coloniali trasmessi alle entità statali odierne, che hanno messo insieme i popoli e le etnie più disparate con un semplice tratto su una carta geografica.

Ma la difficoltà maggiore sta nel ritrovare le radici di quelle genti, tagliate ed insterilite da un dominio coloniale che ha diffuso l’idea di un Continente senza Storia, senza Cultura, immerso nella nebbia dei primordi. Una narrazione funzionale a giustificare il colonialismo e che partorì l’aberrazione della cosiddetta “funzione civilizzatrice della razza bianca” (il famoso “fardello dell’uomo bianco” citato da Kipling).

Una visione totalmente distorta ed eurocentrica, ma che ripetuta infinite volte ha finito per soverchiare la realtà divenendo verità anche per generazioni di studiosi dall’Ottocento in poi, salvo venire messa in discussione solo nella seconda metà del Novecento.

Eppure, anche tralasciando i Paesi rivieraschi del Mediterraneo, considerati da quella narrazione appartenenti all’area euro-asiatica e dunque estranei al resto del Continente, l’Africa ha ospitato un’infinità di culture, di Imperi, di entità statali evolute, solo diverse rispetto a quelle europee ed orientali, con cui pure avevano numerosi contatti. E d’altronde, gli stessi portoghesi, olandesi, spagnoli, che s’avventurarono sulle coste e nell’interno, incontrarono regni che descrissero come ricchi e potenti, con cui allacciarono rapporti commerciali ed inaugurarono la piaga immonda della tratta atlantica degli schiavi.

Ma anche prima l’arrivo degli europei, nell’Africa sub sahariana fiorirono imperi: quello del Ghana, del Mali, dello Yoruba; sulle coste orientali prosperarono potenti città stato che commerciavano con l’Arabia, la Persia, l’India; nell’Africa australe si sviluppò la civiltà di Grande Zimbabwe e nel Corno d’Africa gli imperi di Axum e d’Etiopia. È un elenco breve quanto parziale, ma racconta una realtà perfettamente conosciuta per secoli dagli stessi europei che giungevano laggiù per commerciare.

Il disprezzo dei bianchi per i neri d’Africa ebbe le radici nella tratta degli schiavi atlantica e poi esplose di pari passo con lo svilupparsi dell’ideologia imperialistica. Gli africani erano merce, non più esseri umani; negare Storia e Cultura ad esseri inferiori serviva a giustificare la schiavitù in un momento in cui si diffondevano gli ideali dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese, beninteso ad esclusivo beneficio dei bianchi.

Un disprezzo che aumentò con l’avvento della rivoluzione industriale e l’affermarsi del capitalismo, dando le fondamenta a quel razzismo basato sul colore della pelle, che fece da giustificazione teorica all’imperialismo colonialista.

L’unica cultura era quella dell’uomo bianco, era una sua missione utilizzare a piacimento le risorse delle terre dei “neri” per impiegarle nell’unico modello di sviluppo concepito, quello del capitalismo imperialista; ogni altra cosa era barbarie.

Questa visione eurocentrica non solo distrusse le culture esistenti, ma tagliò ogni rapporto fra esse e le elites locali che, come premio, venivano ammesse alla cultura dei dominatori pur rimanendo pesantemente discriminate, e perdevano ogni contatto con le proprie radici.

Il mostruoso risultato è stato che le attuali classi dirigenti non hanno alcun retroterra culturale proprio che non sia un riflesso deviato della cultura dei bianchi; ciò che resta delle antiche culture è un misto di usanze folkloriche per lo più inquinate, e dunque svalutate agli occhi degli establishment.

Per queste ragioni, la riscoperta della Storia e delle Culture africane è essenziale per il recupero di un’identità radicata e non costruita fittiziamente dall’esterno. Tentare di rifondare identità statali basandole su pseudo-valori importati dall’Occidente equivale a perdere definitivamente l’anima di un Continente, condannando le popolazioni a un futuro senza radici e privo di valori condivisi.

In assenza di essi, sarà impossibile tracciare uno sviluppo sostenibile, né difendersi dall’assalto di una globalizzazione selvaggia che ha nel profitto immediato l’unico scopo e nell’asservimento dei Popoli lo strumento.

di Salvo Ardizzone

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