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Il Venezuela alle prese con il difficile dopo Chavez

di Fabrizio Di Ernesto

Due settimane ancora poi in Venezuela inizierà davvero il dopo Chavez, in un paese ancora scosso dalla dipartita di un presidente amato come pochi nella storia di tutto il Sud America.

Favorito per la vittoria nelle elezioni del prossimo 14 aprile Nicolas Maduro, attuale presidente ad interim del Venezuela, e delfino del Caudillo che non a caso ha impostato tutta la sua campagna elettorale nel segno della continuità chiedendo ai suoi concittadini di votarlo per portare avanti il progetto rivoluzionario bolivariano di Hugo Chavez.

Il grande sfidante è l’atlantico Henrique Capriles, già rivale del “novello Bolivar” nelle elezioni dello scorso ottobre.

Maduro, come già anticipato, punta alla continuità, non ha caso ha presentato lo stesso programma di governo con il quale il suo predecessore ha vinto la scorsa tornata elettorale.

In concreto il grande favorito ha lanciato anche una sfida alla criminalità e al narcotraffico, grandi piaghe del paese che nemmeno Chavez era riuscito a sconfiggere.

La partita però è molto delicata, entrambe le parti hanno già messo le mani avanti paventando possibili brogli; Maduro si è spinto perfino oltre arrivando a denunciare un potenziale complotto della Cia, per uccidere il suo principale oppositore in modo da poter poi scaricare ogni responsabilità sul chavismo per poter destabilizzare il paese e poter tornare a controllare una nazione ricca di petrolio non più succube dell’ingombrante vicino.

Dal canto suo Capriles bolla Maduro come un “facho, un fascista completo” e “un pessimo imitatore di Chavez”; sempre il portabandiera delle opposizioni ha poi definito il rivale come il candidato di Raul Castro, attuale plenipotenziario di Cuba, auto definendosi “l’unico vero candidato dei venezuelani”.

Ad onor del vero va detto che per le opposizioni organizzare e condurre la campagna elettorale non è molto semplice visto che nel 1999 nel paese è stato abolito il finanziamento pubblico ai partiti e ci sono molte restrizioni legali alla partecipazione di aziende del settore privato che vogliono contribuire alla campagna. Anche nella scorsa campagna elettorale ci sono state molte pressioni sulle aziende che sostenevano i partiti anti governativi.

Tra accuse e contro accuse comunque l’esito del voto appare scontato. Tra i venezuelani è ancora troppo vivo il ricordo di Chavez e del suo operato per non prevedere un vero e proprio plebiscito in favore del chavismo su cui si gioverà Maduro.

I grandi problemi per il Paese arriveranno subito dopo.

Maduro non ha né il carismo né le capacità del suo predecessore ed inoltre il partito di maggioranza al suo interno è molto diviso.

Nel nuovo Venezuela un ruolo fondamentale, anche considerando la storia della regione indio-latina, sarà giocato dall’esercito. I militari sono sempre stati fedeli all’ex parà Chavez e sono ormai parte integrante del Psuv; subito dopo l’annuncio della morte del Presidente, il ministro della Difesa venezuelano Diego Molero aveva ordinato il dispiegamento dell’esercito nelle strade di Caracas e in altre città del paese, per garantire la sicurezza e la calma. Molero si era incontrato con Cabello, Maduro e altri vertici del partito socialista, assicurando che l’esercito avrebbe garantito la continuità del potere dei socialisti, almeno fino alle elezioni.

Bisognerà vedere se l’alleanza tra Maduro e l’esercito saprà durare nel tempo.

Il prossimo 15 aprile per il Venezuela si aprirà una nuova pagina di storia, dove sono in molti a reclamare un posto da protagonista, anche se a ben vedere potrebbe non esserci spazio per tutti e gli esclusi potrebbero fare di tutto per sovvertire gli eventi.

Maduro non solo dovrà tenere in mano le sorti dei venezuelani ma anche mantenere il Venezuela ai vertici della Regione, continuare a guidare anche il processo di crescita delle altre realtà indio-latine che avevano scelto Chavez come punto di riferimento.

Obiettivamente Maduro non appare ancora in grado di eseguire al meglio questo compito, un aspetto non da poco da tenere presente nell’immaginare il futuro del Venezuela e della regione sudamericana nel breve periodo.

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