Palestina

Cisgiordania, nuovi piani di demolizione del regime israeliano

Il regime israeliano ha rivelato nuovi piani per la demolizione di case palestinesi a est di Gerusalemme nella Cisgiordania occupata; piani che lasceranno migliaia di palestinesi senzatetto. In base a quanto riferito recentemente dal quotidiano israeliano Haaretz, il comune di Gerusalemme ha cominciato ad emettere ordini di demolizione. Gran parte di questi ordini riguardano Ras Khamis e Ras Shehada, due quartieri vicino al campo profughi di Shuafat nella zona nord di Gerusalemme, ovviamente sul lato palestinese del muro di separazione.

Quasi 70mila palestinesi vivono all’interno dei confini comunali di Gerusalemme, oltre il muro. I residenti di Silwan, alla periferia della città vecchia, hanno riferito di aver ricevuto ordini di demolizione già dalla scorsa settimana. Secondo fonti palestinesi, queste demolizioni lasceranno circa 15mila persone senza casa. Questo avviene in un contesto di nuovi piani di Israele per la costruzione di più unità abitative destinate ai coloni nei Territori Occupati.

Recentemente, il regime di Tel Aviv ha annunciato piani per costruire circa tremila unità di insediamento illegali sul territorio palestinese, nonostante l’opposizione delle Nazioni Unite e “l’apparente ferma condanna” della comunità internazionale. Domenica scorsa, è stata indetta una gara d’appalto per la costruzione di oltre 1.800 nuove unità abitative illegali nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est, secondo quanto riferito da PressTv.

La presenza e la continua espansione degli insediamenti israeliani nei Territori Occupati continua a rappresentare uno dei più grossi ostacoli alla pace in Medio Oriente. L’Onu e la maggior parte dei Paesi considerano gli insediamenti israeliani illegali perché i territori sono stati sottratti da Israele nella guerra del 1967 e sono quindi soggetti alle Convenzioni di Ginevra, che vieta la costruzione su territori occupati illegalmente.

I palestinesi rivendicano il diritto di creare uno Stato indipendente nei territori della West Bank, a Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza e chiedono insistentemente che Israele rispetti questo loro diritto, sancito dalla leggi internazionali, ritirandosi dai Territori Occupati. Tel Aviv, tuttavia, forte dell’impunità di cui gode, a motivo degli interessi strategici occidentali nella regione, si oppone alla legittima richiesta del popolo palestinese e si rifiuta di tornare ai confini del 1967. Si adopera, inoltre, con ogni mezzo a sua disposizione, ad annientare la comunità araba presente nei Territori, ad oscurare la sua cultura, le sue tradizioni e, perfino, i suoi luoghi sacri.

L’“Ebraicizzazione” della Città Santa è, nei fatti, l’obiettivo finale di Israele, ed è palese che, nonostante i proclami e le prese di posizione meramente apparenti, la Comunità Internazionale non faccia nulla di concreto per fermare l’annientamento del popolo arabo. Non si chiedono sforzi immani, sarebbe sufficiente e auspicabile impugnare le leggi internazionali che in tante altre occasioni sono servite da legittimazione per l’aggressione a Stati Sovrani, Libia, Siria, Yemen per citare solo gli ultimi casi.

di Manuela Comito

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