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Cipro e la disfatta dell’Europa

Dopo la Grecia, l’isola di Cipro è il secondo paese dell’Europa Mediterranea a trovarsi sull’orlo del baratro. Le cause che lo stanno conducendo al tracollo sono differenti nonché attribuibili a diversi fattori. Per prima cosa Cipro è considerato un paradiso fiscale all’interno dell’Unione Europea dove hanno trovato rifugio i capitali degli oligarchi dei Paesi dell’ex Unione Sovietica che, depositati presso le sue banche, ricevono un’irrisoria tassazione. In più, stando a quanto riferito dagli 007 di Berlino il Paese, nonostante abbia ufficialmente adottato tutte le misure richieste per uscire dalla black list dei paradisi fiscali, offrirebbe ancora la possibilità di riciclare denaro sporco.

Ma vi è di più. Le banche si sarebbero oltremodo esposte nei confronti della Grecia, detenendo in pancia – stando ai dati fornitici dalla Bce – circa 12,5 miliardi di titoli del debito pubblico ellenico, di cui 1,4 miliardi considerati pericolosissimi. Le banche, inoltre, avrebbero finanziato anche soggetti non finanziari quali le aziende che, visto l’epilogo greco, non sono più in grado di assolvere ai loro impegni pregressi.

Di fronte a tale situazione l’Ue, unitamente a Fmi e Bce, conviene col Governo di Nicosia che è auspicabile ricorrere a un prelievo forzoso sui conti correnti dei risparmiatori. È superfluo dire che tale scelta, che avrebbe la pretesa di colpire gli oligarchi – pur rivolgendosi indistintamente a tutti i correntisti ciprioti –  e che ha incontrato la ferma opposizione del Parlamento, altro non farebbe che affossare definitivamente l’isola. Dopo il rifiuto del Parlamento, il Governo di Cipro ha iniziato a guardare verso Mosca che comunque prende tempo prima di accettare se impegnarsi o meno con Cipro. Tuttavia i pronostici non sono dei più rassicuranti.

Cipro e il ruolo della Russia

Alcuni analisti hanno individuato nell’entrata in scena di Mosca un ulteriore indebolimento delle istituzioni europee. Il fatto che un paese dell’eurozona si trovi “costretto” a chiedere aiuto ad un paese extracomunitario la dice lunga sulla stato di salute dell’Europa che, assorbita dall’elefantiaca burocratizzazione, sembra non accorgersi delle nuove sfide a cui viene sottoposta, tanto meno della gravosità di un eventuale tracollo dei Paesi dell’Europa meridionale.

Così, mentre il mondo sembra transitare verso un sistema di potere “multipolare”, con le nuove potenze che continuano a crescere economicamente e a rinforzarsi sia militarmente che sotto il profilo strutturale, l’Europa distrattamente si accartoccia su se stessa e lo fa partendo proprio dal Mediterraneo che da sempre è stato riconosciuto come il simbolo della civiltà.

di  Santo Maria Scidone Dal Torrione

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