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Victoria Nuland ritenta la manovra Maidan nella Repubblica di Macedonia

di Cristina Amoroso

Tutti ricordano Victoria Nuland per la frase poco felice, divulgata dai media di tutto il mondo, “Fanculo l’Unione Europea”, nel corso della telefonata tra lei e Geoffrey Pyatt, ambasciatore Usa in Ucraina, agli inizi del 2014, era appena iniziata la sua ben pianificata rivolta di piazza Maidan a Kiev, innescando il peggiore conflitto europeo in Ucraina dopo le guerre balcaniche degli anni ’90.

Non tutti, però, sono a conoscenza del fatto che Victoria Nuland, l’Assistente Segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici, ha recentemente tentato un putsch in Macedonia stile Kiev, volto a rovesciare il governo del primo ministro di quella nazione, Nikola Gruevski, democraticamente eletto. Ne parla Wayne Madsen, giornalista investigativo americano, specializzato in affari internazionali, nonché il giornalista Michael Martens del Frankfurter Allgemeine Zeitung, che ha riferito sulla trama del colpo di Stato macedone.    

Si tratta di un segno distintivo dei neo-conservatori come Nuland e del suo arci-neoconservatore marito, Robert Kagan del Brookings Institution, di ignorare le elezioni democratiche, se i loro candidati non riescono a vincere le elezioni. Anche se il presidente ucraino Viktor Yanukovich e il primo ministro macedone Gruevski sono stati eletti in elezioni libere ed eque, secondo tutte le  norme internazionali, i loro governi non erano pro-Nato e filo-Usa sufficientemente per ottenere la simpatia della Nuland e del Progetto per il Nuovo Secolo Americano (Pnac).

La Nuland sarebbe stata accusata dall’intelligence macedone di cospirazione con Zoran Zaeve, leader dell’Unione socialdemocratica di Macedonia (Sdsm), l’ex partito comunista completamente cooptato dalla Cia. Implicata nel tentato putsch contro Gruevski anche Radmila Sekerinska.

Zaev e Sekerinska sarebbero le punte dell’ex primo ministro e presidente della Macedonia, Branko Crvenkovski, che continua a dirigere il partito (Sdsm), i tre avrebbero accettato grandi quantità di “generosità” dalle solite operazioni di lavanderia di Cia-Ong, come National Democratic Institute (Ndi), National Endowment for Democracy (Ned), Freedom House e Open Society Institute di Soros (Osi), per fomentare una rivoluzione a tema contro il governo di Gruevksi, leader del partito di centro-destra (Vmro-Dpmne), ispirato ai valori del conservatorismo nazionale, cristiano e democratico.

Gruevksi, a differenza di molti governi della regione balcanica installati e influenzati dagli Usa, è stato riluttante ad applicare sanzioni contro la Russia per l’Ucraina. Tale posizione ha guadagnato al governo di Skopje l’inimicizia dell’amministrazione Obama e più in particolare, della Nuland, la cui retorica riecheggia i leader falchi neo-conservatori, come i senatori repubblicani John McCain e Lindsey Graham. In realtà, il marito della Nuland ha la particolarità di lavorare come consigliere di politica estera sia per McCain e per il candidato presidenziale democratico, Hillary Clinton, riporta Madsen.

In risposta all’attacco di Zaev che Gruevski avesse intercettato 20mila macedoni, tra cui  telefonate tra Zaev e la sua giovane figlia, il governo macedone ha accusato Zaev e i suoi collaboratori, di lavorare con un’agenzia di intelligence straniera che si ritiene essere la Cia, per rovesciare il governo di Gruevski. Per il rischio di fuga evidente, è stato imposto a Zaev di consegnare il suo passaporto alle autorità.

Scoppiata quella che i media macedoni chiamano la “bomba” sono state scambiate accuse da ambo le parti, fino a pressioni sul governo per indire elezioni anticipate. Per quanto riguarda pressione sul governo Gruevski di dimettersi e indire elezioni anticipate, Nuland è ricorsa allo stesso stratagemma utilizzato a Kiev per spodestare Yanukovich.

Nuland e i suoi co-cospiratori a Skopje si sono allarmati per la velocità con cui i servizi di sicurezza macedoni hanno rastrellato i golpisti. La Polizia macedone, in raid condotti a Skopje e Veles, ha  sequestrato cinque computer portatili, tre computer desktop, 19 telefoni cellulari, 100 Cd e Dvd, 17 hard disk e 9 libretti di deposito di risparmio utilizzati dai golpisti, tra cui un numero legato alla Ong finanziata da Soros, conti bancari appartenenti alla Cia, riferisce il giornalista Madsen.

Solito copione per l’uso dei social-media da parte dei golpisti Soros/Cia. I social-media sono serviti al centro stesso delle rivoluzioni a tema sponsorizzati dalla Cia e Soros: due volte in Ucraina (Rivoluzione Arancione e rivolta Euro-Maidan), Jasmine Revolution (Tunisia), Lotus Revolution (Egitto), Rose Reviolution (Georgia), Tulip Revolution (Kyrgyszstan) e Green Revolution (Iran).

Nel caso della Macedonia, vi sono chiare indicazioni che il vice Segretario di Stato del Bureau of Democracy, Diritti Umani e del Lavoro (Drl), Thomas Melia, responsabile per il lavoro di Drl in Europa, compresa la Russia, così come nel Medio Oriente e nel Nord Africa, abbia cospirato direttamente con Zaev per montare un colpo di Stato contro il governo Gruevski. Melia è l’ex vice direttore di Freedom House, una Ong di falchi neoconservatori con sede a New York.

Freedom House è stata colta in flagrante nel convogliare denaro Cia ai gruppi di opposizione in Iran, Sudan, Russia e Cina. In sostanza, Freedom House, come Ong di Soros, funge da canale per il sostegno della Cia per forze “ribelli” di opposizione in decine di Paesi in tutto il mondo, i Paesi che ora includono la Macedonia, così come l’Ungheria, il Venezuela, la Siria, l’Egitto, la Serbia, la Giordania, il Messico e Cuba.

Ciò che è accaduto in Macedonia è una manovra di disinformazione classica che prende di mira il governo democraticamente eletto in uno scandalo politico fasullo. La manovra fa parte dall’agenda Cia ed è ora in corso contro presidenti come Cristina Fernandez de Kirchner in Argentina, Dilma Rousseff in Brasile e Michelle Bachelet in Cile. In Macedonia, i media influenzati da Soros e Radio Free Europe sono parte dell’operazione.

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