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Unesco condanna aggressioni israeliane a Gerusalemme

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco) ha duramente condannato le violazioni commesse da Israele dentro e intorno ad al-Haram al-Sharif (il Monte del Tempio) nella Città Vecchia occupata di Gerusalemme.

gerusalemmeLa risoluzione – presentata dai Palestinesi insieme ad Egitto, Algeria, Marocco, Libano, Oman, Qatar e Sudan – è stata approvata, giovedì 13 ottobre, da ventiquattro Paesi, tra cui Algeria, Brasile, Cina, Iran, Russia e Sud Africa, respinta da sei (Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Olanda, Lituania ed Estonia). Un totale di 26 Paesi, tra cui Albania, Argentina, Francia, Italia, Grecia, Giappone, Corea del Sud, Spagna e Svezia si sono astenuti dal voto, mentre i rappresentanti di due Paesi non erano presenti al momento del voto (Serbia e  Turkmenistan).

La risoluzione condanna con forza “l’escalation di aggressione israeliana e le misure illegali contro la libertà di culto e di accesso dei musulmani al loro luogo sacro al-Aqsa” ed invita “Israele, potenza occupante, a rispettare lo status quo storico e a fermare immediatamente queste misure.” Critica inoltre l’assalto continuo di Haram al-Sharif da parte degli estremisti di destra israeliani e di forze in uniforme.

Nel provvedimento – che condanna Israele su vari temi riguardanti Gerusalemme e i suoi luoghi santi – si sostiene che la Città è sacra alle tre religioni monoteiste (ebraismo, islam e cristianità) ma che il Monte del Tempio lo è solo per i musulmani senza menzionare che è santo anche per gli ebrei. Per indicare il luogo non usa né il termine ebraico (Har HaBayit) né quello inglese equivalente (Temple Mount). Ad essere adoperate sono invece le definizioni musulmane di Moschea di Al-Aqsa e di Haram al-Sharif. Al-Aqsa è il terzo luogo più sacro dell’Islam dopo Masjid al-Haram alla Mecca e la Moschea di al-Nabawi a Medina.

La mossa dell’Unesco – che già nello scorso aprile aveva adottato un simile provvedimento, votato anche dalla Francia con conseguente crisi diplomatica tra Parigi e il regime sionista – ha suscitato l’ira di Israele.

“Il teatro dell’assurdo continua con l’Unesco ed oggi l’organizzazione ha preso la sua decisione più bizzarra dicendo al popolo di Israele che non hanno alcun collegamento con il Monte del Tempio e il Muro Occidentale”, ha commentato il primo ministro Benjamin Netanyahu.

Stesso tono da parte del presidente Reuven Rivlin secondo cui “nessun forum o organizzazione nel mondo può recidere i legami tra il popolo di Israele e la Terra di Israele e Gerusalemme”. Anche il leader dell’opposizione, il laburista Isaac Herzog, ha alzato la voce: “Su questa materia non c’è disaccordo tra il popolo di Israele. Esorto l’Unesco a ritirare questa bizzarra risoluzione ed a impegnarsi nel proteggere, e non distorcere, la storia umana”. E l’ambasciatore israeliano a Roma Ofer Sachs ha bollato “la vergognosa decisione di oggi” dell’Unesco che dimostra che “se si ha una maggioranza automatica, si può anche decidere che il mondo sia piatto”.

Il ministro israeliano dell’istruzione Naftali Bennett ha deciso di sospendere da subito “tutte le operazioni” con l’Unesco dopo la decisione dell’organismo sul Monte del Tempio, come gli ebrei chiamano la Spianata delle Moschee. Lo scrive il sito di Maariv secondo cui “non ci saranno incontri con i rappresentanti dell’Unesco o la partecipazione a conferenze internazionali”, e non avrà luogo “alcuna cooperazione con un’organizzazione professionale che fornisce supporto al terrorismo”.

Forse il ministro Bennet faceva riferimento alle parole della direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokova: “La nostra responsabilità collettiva consiste nel rafforzare questa coesistenza culturale e religiosa, con la forza degli atti e delle parole. Un’esigenza più forte che mai per placare le divisioni che danneggiano lo spirito multiconfessionale di Gerusalemme. Responsabilità dell’Unesco è ricordare al mondo che formiamo una sola umanità e che la tolleranza è l’unica via per vivere in un mondo di diversità”.

di Cristina Amoroso

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