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Trump accentua crisi migranti del Centro America

Considerata come la crisi migranti più grave dagli inizi degli anni Ottanta, il massiccio fenomeno che interessa il triangolo più violento del pianeta, (El Salvador, Guatemala, Honduras), vive un’ulteriore fase di lievitazione disperata. Dopo la sorpresa della vittoria elettorale di Trump sono in molti ad abbandonare le loro povere case nella speranza di raggiungere gli Stati Uniti prima che entri in carica il nuovo presidente il prossimo 20 gennaio.

muro messicoOgni anno si spostano circa 400mila uomini donne e bambini, per scappare dalla povertà endemica e dalla violenza dei Maras, le bande criminali che controllano i loro Paesi. Costretti ad affidarsi ai trafficanti entrano poi nel Chapas in Messico, dove la popolazione sopravvive con appena due dollari e mezzo al giorno. Sono ormai quasi due milioni di sudamericani che hanno abbandonato i tre Paesi del Centro America. Negli ultimi anni il Messico è diventato un luogo di transito ma anche di stallo, dove i migranti attendono il ricongiungimento con i familiari già fuggiti altrove o l’approvazione della propria richiesta di asilo.

L’inasprimento delle misure di controllo potenziate dall’Amministrazione Obama con l’espulsione di 75mila centroamericani e 165mila dal Messico ha indebolito le garanzie di accesso sicuro, ma non ha frenato il fenomeno migratorio, tanto che le domande di asilo arrivate in Messico sono raddoppiate.

A chi cerca di sfuggire dalle violenze, dalla povertà e dalla paura, non resta che affidarsi alla clandestinità. E oltre ad essere estremamente rischiosa l’immigrazione clandestina è estremamente costosa per i centroamericani come per i migranti di tutto il mondo. Violenza e racket guidano il fenomeno migratorio e dopo il giro di vite di Obama molti migranti centroamericani hanno cercato percorsi alternativi anche attraverso il mare, per eludere i funzionari dell’immigrazione e i banditi che proliferano lungo il confine meridionale del Messico.

“Il numero di migranti che viaggiano via mare è aumentato notevolmente dal lancio del Piano del  confine meridionale. Questa politica migratoria ha costretto la gente a prendere le rotte più pericolose per i corridoi di traffico di droga, aumentando la loro vulnerabilità. Gli unici che beneficiano della politica sono i trafficanti”, ha dichiarato Rubén Figueroa, del Movimento Migranti meso-americano. Finora, non ci sono stati annegamenti di massa come nel Mar Mediterraneo, ma il viaggio in barca aperto è pieno di rischi. Nel mese di luglio, tre bambini sono annegati quando un peschereccio che trasportava migranti dell’Honduras e del Salvador dal Guatemala si è capovolto in una tempesta al largo della costa del Chiapas.

Già con il Piano del Confine meridionale di Obama la condizione dei clandestini era disperata. Nel corso dell’esercizio 2016, gli Stati Uniti hanno arrestato quasi 410mila persone lungo il confine sud-ovest con il Messico, circa un quarto rispetto all’anno precedente. La stragrande maggioranza proveniva dal Guatemala, El Salvador e Honduras.

Ora con Trump che ha vinto l’8 novembre prendendo una linea dura sull’immigrazione, minacciando di deportare milioni di persone che vivono illegalmente negli Stati Uniti e di erigere un muro lungo il confine messicano, la dura retorica ha attraversato le baraccopoli dell’America Centrale e le fitte comunità dei migranti nelle città statunitensi con il risultato di accelerare i loro piani di emigrare al  nord. Dalla vittoria di Trump, il numero di persone che accorrevano al nord è lievitato, lo affermano i funzionari del centro America.

“Siamo preoccupati perché stiamo vedendo un aumento del flusso di migranti che lasciano il paese, convinti dai coyotes, dai trafficanti, che hanno detto loro di dover raggiungere gli Stati Uniti prima che Trump prenda ufficialmente la carica di presidente”, ha affermato Maria Andrea Matamoros, il vice ministro degli esteri dell’Honduras. Conferma la situazione Carlos Raul Morales, ministro degli Esteri del Guatemala, che aggiunge “I coyote stanno lasciando le persone indebitate, e prendono le loro proprietà come pagamento per il viaggio”.

La scorsa settimana, negli Stati Uniti la Protezione delle Dogane e dei Confini ha aperto un impianto di permanenza temporanea per un massimo di 500 persone vicino alla frontiera tra il Texas e il Messico, dove ritiene possa esservi un incremento dell’attraversamento  illegale delle frontiere. Il  segretari del Dipartimento della Homeland Security, Jeh Johnson ha dichiarato all’inizio di questo mese che le strutture di detenzione per immigrati ospitano circa 10mila individui più del solito, dopo un picco nel mese di ottobre di migranti, compresi i bambini non accompagnati, famiglie e richiedenti asilo. Ha anche aggiunto che quanti entrano illegalmente negli Usa saranno rinviati indietro.

Di fronte a questa gravissima crisi i ministri degli Esteri del Messico, El Salvador, Honduras e Guatemala si sono incontrati, lunedì scorso, allo scopo di formulare una strategia per proteggere i propri immigrati negli Stati Uniti, in una dimostrazione di solidarietà regionale.

di Cristina Amoroso

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