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Sauditi minacciano il “Piano B” in Siria se i colloqui di pace falliscono

di Cristina Amoroso

L’Arabia Saudita minaccia di usare il “Piano B” per la Siria, mentre gli Stati Uniti invitano tutte le parti a collaborare per la pace.

Mentre le potenze mondiali riunite martedì a Vienna, per discutere il processo di pace  in Siria, sottolineavano che tutte le parti in conflitto dovrebbero porsi come priorità la pace, il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita avvertiva che potrebbe essere arrivato il momento di applicare in Siria il “Piano B”.

“E’ stato chiarito che Bashar al-Assad ha due scelte, o lui sarà rimosso attraverso un processo politico o lui sarà rimosso con la forza”, ha dichiarato Adel al-Jubeir ai giornalisti, dopo l’incontro del Gruppo Internazionale di Sostegno alla Siria (Issg), incontro co-presieduto dalla Russia e dagli Stati Uniti. “Crediamo che avremmo dovuto passare ad un ‘Piano B’ molto tempo fa”, ha aggiunto. “Se non c’è risposta alle sollecitazioni della comunità internazionale… allora dovremo vedere cos’altro si può fare”.

I sauditi sono tra i sostenitori più aggressivi della rimozione di Assad dal potere, e tra i più fedeli sostenitori dei gruppi terroristici che cercano di rovesciare il legittimo governo siriano.

L’ultimo round di colloqui mediati dall’Onu, che ha avuto inizio a Ginevra il 13 aprile, è stato portato ad una battuta d’arresto dopo che il principale gruppo di opposizione sostenuto dall’Arabia Saudita, l’Alto Comitato di negoziazione (Hnc), ha interrotto le discussioni, dichiarando una “nuova guerra” contro il governo siriano.

I colloqui delle 17 nazioni del Gruppo di Sostegno alla Siria (Issg) avevano lo scopo di discutere le trattative in fase di stallo, le sfide nel mantenere un traballante cessate il fuoco di febbraio, e la consegna di aiuti umanitari delle Nazioni Unite nel Paese devastato dalla guerra. Il destino di Assad continua ad essere un ostacolo per i membri del Gruppo di sostegno (Issg).

Mosca si oppone a qualsiasi tentativo di stringere un accordo di pace alla condizione della rimozione di Assad, come ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov: “Noi non sosteniamo una singola persona, noi sosteniamo la lotta contro il terrorismo e non vediamo alternativa migliore se non quella di sostenere l’esercito siriano”.

La Germania ha sottolineato che un accordo dovrebbe delineare misure che porterebbero alla rimozione del leader siriano. Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha affermato che il presidente siriano deve dimettersi perché “non ci può essere futuro duraturo per questo Paese con Assad”.

Il Segretario di Stato Usa John Kerry, dal canto suo, ha sostenuto che “mentre la Russia ha reso molto chiaro il fatto che Assad ha firmato impegni sui colloqui di pace, sulle modifiche istituzionali e sulle elezioni, il presidente siriano deve ancora fare il passo più importante, quello di partecipare a pieno titolo ai colloqui di Ginevra per una transizione politica”.

A seguito dei colloqui di martedì, il gruppo Issg si è rivelato ampiamente d’accordo sulle questioni sul tavolo dei colloqui, come l’intensificazione degli sforzi per indurre le parti belligeranti a smettere di combattere, ampliare la consegna di aiuti umanitari, facilitare un rilascio reciproco di detenuti nelle varie parti della Siria, e chiedendo alla comunità internazionale di evitare che qualsiasi materiale o sostegno finanziario raggiunga Daesh e Al-Nusra.

Tuttavia, al di là delle promesse, i partecipanti alla riunione non sono riusciti a concordare una nuova data per riprendere i colloqui di pace siriana, rotti il mese scorso.

Come ha dichiarato Staffan de Mistura, l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria, “i negoziati di pace tra le fazioni diventeranno credibili quando sarà credibile la cessazione delle ostilità e sarà credibile la consegna di aiuti umanitari” in una guerra che, secondo lo stesso inviato delle Nazioni Unite, ha già causato la morte di 400mila siriani e la fuga di oltre la metà della popolazione, che prima della guerra contava 23 milioni di persone.

Sarà credibile la cessazione delle ostilità? Se i capi di Al-Qaida, la più importante organizzazione terroristica al mondo dopo l’Isis/Daesh, stanno pensando di spostare la loro base dal Pakistan alla Siria. “Se il processo dovesse completarsi – anche con la creazione di un emirato islamico in competizione con il Califfato dello Stato Islamico – gli effetti si farebbero sentire sia in Siria che fuori: per al-Qaida potrebbe essere più semplice compiere attentati terroristici in Europa”, lo riferisce Eric Schmitt, giornalista del New York Times che si occupa di terrorismo.

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