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Sardegna, servitù militari nel mirino

Le servitù militari della regione Sardegna, più del 60% di quelle nazionali, sono state oggetto della quarta Commissione di inchiesta Parlamentare sull’uranio impoverito. “Nulla sarà più come prima”, questa la conclusione del presidente della Commissione Gian Piero Scanu, esponente del PD, “abbiamo visitato i poligoni di Quirra, Capo Frasca e Capo Teulada: il cammino della Sardegna verso l’emancipazione dalle servitù non si può fermare”. Non è la prima volta che si sentono pronunciare farsi come questa nel panorama politico sardo. Questa volta, però, un piccolo cambiamento ci sarà: “All’Inail, e non più al ministero della Difesa, la competenza su malattie e morti di militari per esposizione all’uranio impoverito”. La proposta di legge intende spostare su un ente terzo e autonomo, l’Inail, la competenza sulla valutazione dei rischi per la salute dei militari.

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Mappa del totale delle servitù militari della Regione Sardegna

É tempo di dismettere i poligoni militari

«E’ un’esigenza politica forte la predisposizione di un addendum al Patto per la Sardegna che scriva il piano per la progressiva diminuzione delle aree soggette a vincoli militari e la totale dismissione dei poligoni, nonché determini la compensazione economica dei danni ambientali, sanitari ed allo sviluppo subiti a causa del gravame militare, insieme con le risorse necessarie per le bonifiche e la riconversione dei siti, così come chiesto dal Consiglio regionale il 17 Giugno del 2014». Esordisce con questa proposta Gianfranco Ganau, presidente del Consiglio regionale della Sardegna, durante la presentazione della Commissione. Troppi i rischi ambientali e per la salute, che si estendono ben oltre le mura delle caserme e dei poligoni militari. Sono necessari piani di sviluppo che consentano la bonifica, dove possibile, di intere zone territoriali spesso non interdette alla popolazione civile.

Poligono di Capo Frasca, la protesta dei pescatori contro le servitù militari

I piccoli riscontri arrivati dalla quarta Commissione di inchiesta non saranno sufficienti per interrompere la protesta dei pescatori delle marinerie di Oristano e dell’intera zona. La settimana scorsa più di 250 pescatori, a bordo di un centinaio tra pescherecci e imbarcazioni varie, sono riusciti a bloccare per breve tempo le esercitazioni di tiro programmate nel poligono di Capo Frasca. Le mobilitazioni proseguiranno finché non ci sarà un passo concreto dello Stato verso indennizzi, riperimetrazione delle aree interdette alla pesca e graduale dismissione del poligono.

È da sempre una lotta impari quella dei civili contro le servitù militari ma, come la storia insegna, alla fine ogni Golia incontra il suo Davide.

di Irene Masala

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