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Bobby Sands e quel sogno irlandese

Bobby Sands è nato nel 1954 ad Abbots Cross, sobborgo settentrionale di Belfast, in Irlanda del Nord. Insieme ad altri detenuti nazionalisti irlandesi, nel 1981, viste le condizioni disumane in cui erano costretti a vivere, inizia lo sciopero della fame (Hunger Strike), una decisione tanto drastica quanto determinata.

Il governo di allora, guidato da Maggie Thatcher, al contrario delle speranze dei nazionalisti, continuò a mostrare verso chi soffriva in un modo così agghiacciante, solo l’indisponibilità a trattare con i prigionieri e la chiusura di qualsiasi forma di dialogo.

Il 5 maggio del 1981, dopo 66 giorni di sciopero della fame, Bobby Sands muore nei blocchi H della prigione di Long Kesh. Accanto a lui, nell’ospedale del carcere, c’è sua sorella Marcella e suo fratello Sean. Il suo corpo è in condizioni terribili, uno scheletro che supera di poco i cinquanta chili.

Bobby Sands, cresciuto a suon di intimidazioni e soprusi, appena diciottenne entra a far parte dell’Ira (Irish Republican Army), nell’ala Provisional, la componente nazionalista maggioritaria dell’Esercito Repubblicano Irlandese che in quegli anni aveva molti contrasti con l’ala minoritaria marxista degli Officials, la parte contraria alla lotta armata.

Bobby Sands, esempio di lotta e sacrificio per tutti i popoli oppressi

Arrestato per porto abusivo di arma da fuoco, al processo si rifiuta di riconoscere la Corte. Sconta la sua pena e torna a vivere nel quartiere di Twinbrook. Passano sei mesi e Sands viene nuovamente arrestato perché trovato all’interno di una macchina, armato, nelle vicinanze di uno scontro a fuoco. Dopo i duri interrogatori ai quali Bobby Sands non risponde, al processo, nel settembre del 1977, rifiutando ancora di riconoscere la Corte, viene condannato a quattordici anni di reclusione.

La sua lotta non si ferma all’interno dei blocchi H della prigione di Long Kesh, dove, insieme a tutti i combattenti repubblicani, inizia una serie di proteste per il diritto di ottenere lo status di prigioniero politico che era stato abolito dal governo inglese nel 1976. La sua battaglia lo porta fino a quel drammatico 5 maggio del 1981, dove si trasforma da uomo in simbolo. Inciso col sangue dei martiri, ancora oggi, Bobby Sands resta l’esempio di lotta e sacrificio per tutti i popoli oppressi.

di Yahya Sorbello 

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