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Mosca rafforza il suo dispositivo militare in Siria; sempre più rapida l’avanzata contro i “ribelli”

di Salvo Ardizzone

Le operazioni militari che dal 30 settembre in Siria stanno mettendo in crisi “ribelli” e Daesh, obbediscono ad una logica lucida e realistica; malgrado l’appoggio russo e iraniano, l’Esercito siriano e le milizie sciite non avrebbero potuto attaccare con la stessa intensità su tutti i fronti.

Correttamente si è deciso di assegnare la priorità a tre aree: a nord, con lo sblocco di Aleppo, la riconquista di Idlib e la chiusura del confine con la Turchia da dove proviene il grosso di rifornimenti e rincalzi ai takfiri, inoltre – vitale per la tenuta della Siria – la messa in sicurezza dei porti; al centro, con la neutralizzazione delle sacche tenute dai terroristi nell’area Homs e il loro allontanamento da Hama, garantire la protezione dei fondamentali assi autostradali che da Damasco vanno verso il nord, fino ad Aleppo e al mare; a sud, liberando la capitale dalle enclave di ribelli che la circondano e l’area di Dara’a, giungendo a sigillare i valichi con la Giordania da cui arrivano continui aiuti ai terroristi.

Ottenuti questi risultati, e messi in sicurezza i confini a nord e a sud, lo sforzo è destinato a proseguire verso le aree più a est, nella gran parte desertiche e controllate in parte dall’Isis, contro cui, a quel punto, verranno concentrate le forze.

Il fulcro degli scontri è per ora al nord e correttamente i Russi hanno attrezzato la base aerea di Jableh, nei pressi di Latakia, schierandovi il grosso delle proprie forze aeree; da là possono raggiungere rapidamente i teatri operativi di Idlib, Aleppo, Hama e Homs, fornendo copertura immediata alle truppe.

Ma con il progredire delle operazioni, e l’avvicinarsi del momento di passare alla seconda fase spostando l’asse delle offensive nell’area centro-meridionale e a est, i Russi stanno ampliando altre basi al momento utilizzate da mezzi dell’Aviazione di Damasco, o da limitati distaccamenti di elicotteri d’attacco per l’appoggio diretto alle truppe.

Sono due quelle in cui si lavora alacremente: la prima è Shayrat, a sud-est di Homs; l’aeroporto ha già 45 hangar rinforzati e una pista di 3 Km affiancata da un’altra poco più corta, che i genieri russi stanno da qualche tempo allargando e ripavimentando per permettere l’atterraggio ed il decollo anche dei velivoli più pesanti. Già ai primi di gennaio la base potrebbe accogliere almeno una diecina di aerei e una quindicina di elicotteri.

Come per la base di Jableh, anche Shayrat sarà protetta da un pesante dispositivo militare russo, e nelle prossime settimane dovrebbe arrivare un contingente di un migliaio di uomini fra elementi delle Forze Speciali, specialisti per il supporto agli aerei, addetti all’Intelligence ed alle trasmissioni, etc.

La seconda base è quella Tyas, ad ovest di Palmira, che al momento ospita solo alcuni elicotteri; la sua è una posizione strategica per strappare all’Isis Al-Qaryatan a sud ovest e Palmira ad est.

In ogni caso, nuove basi servono ai Russi perché Jableh, malgrado i continui lavori, è ormai congestionata dalla frenetica attività del corpo aereo della Vvs in continua crescita, destinato a raddoppiarsi nel giro d’un paio di mesi, raggiungendo i 90/100 velivoli fra aerei ed elicotteri. E’stato lo stesso Cremlino ad annunciare un aumento sostanziale dell’impegno russo in materiali ed uomini, e già si sono visti gli enormi Antonov An-124 scaricare mezzi d’ogni tipo, compresi il fiore all’occhiello costituito dai lanciarazzi termo barici Tos-1 Buratino.

Putin ha scommesso molto in Siria; con l’intervento è uscito dall’angolo in cui voleva relegarlo Washington e s’è posto al centro della scena mediorientale e non solo, spiazzando tutti i suoi avversari. Adesso non può permettersi uno stallo e intensificherà l’azione fino a quando sarà necessario.

È vero che la Russia ha difficoltà economiche a seguito del crollo del prezzo del petrolio e delle sanzioni, ma gli analisti hanno stimato il costo delle operazioni che sta conducendo in una forbice fra gli 1 e i 2 Mld di dollari all’anno, un prezzo che può tranquillamente pagare anche se aumentasse.

Sia come sia, l’affrettarsi nel costruire nuove basi e l’aumento del corpo si spedizione russo testimoniano che, visti gli sviluppi sul campo, s’avvicina la seconda fase che vedrà lo scontro concentrarsi sui seguaci del “califfo”.

È la Storia che sta accelerando, in barba ad ogni manovra e ad ogni intrigo, segnando la fine dei sogni scellerati degli sponsor del Terrore.

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