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La Bayer lancia la scalata alla Monsanto

di Cristina Amoroso

Giorni di fuoco per la possibile fusione tra la multinazionale chimica e farmaceutica Bayer, che ha sede in Germania e l’americana Monsanto, azienda leader nella produzione di pesticidi, diserbanti e sementi geneticamente modificate che resistono ai fitofarmaci che produce.

Da quando la Bayer ha lanciato la scalata alla Monsanto, ponendo sul piatto 55 miliardi di euro, l’offerta più alta mai fatta da un gruppo tedesco per un’azienda estera, le reazioni sono state immediate non solo in Borsa, ma soprattutto in piazza: nell’ultimo fine settimana oltre 400 piazze di tutto il mondo hanno visto manifestazioni simultanee di protesta. Le proteste si sono svolte in oltre 40 Paesi dalle Americhe, alla Corea, Africa ed Europa contro la Monsanto.

A Parigi erano tremila i manifestanti, mobilitati da organizzazioni ambientaliste tra cui Greenpeace e Stop Tafta-Ttip, un gruppo anti-capitalista, secondo l’agenzia France Presse. I manifestanti hanno espresso la loro rabbia contro l’erbicida Roundup della Monsanto, che è classificato come “probabilmente cancerogeno per l’uomo” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. “Monsanto colpevole di ecocidio, tutti in piedi contro gli avvelenatori!”, si legge in un cartello nella marcia di protesta nella capitale francese.

Un migliaio di persone si sono riunite di fronte al Parlamento europeo, a Strasburgo, per rendere omaggio alle “vittime attuali e future avvelenate dai pesticidi. A Londra circa 100 persone si sono unite alla protesta sostenuta da gruppi attivisti “Stop Ttip” e “Giustizia globale ora”.

Un intero settore, se non addirittura un continente, quello europeo, è sotto pressione per due tematiche che potrebbero decidere cosa coltiveremo e cosa mangeremo nei prossimi anni: il rinnovo del permesso all’uso dell’erbicida glifosato e le trattative sul Partenariato translatlantico sul commercio e gli investimenti, o Ttip.

L’annuncio della multinazionale dell’aspirina è arrivata in concomitanza con l’annuncio del secondo rinvio da parte del Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (Plants, animals, food and feed committee, Paff) che fa capo all’Unione europea (Ue) sul rinnovo dell’autorizzazione a usare il glifosato, uno degli erbicidi più diffusi al mondo. I 28 Paesi che ne fanno parte, infatti, erano in disaccordo e una votazione non avrebbe portato alla maggioranza necessaria. La Germania, in particolare, madrepatria della Bayer, si sarebbe astenuta in caso di voto. A questo, va aggiunto che la Monsanto ha detenuto il brevetto di produzione dell’erbicida Roundup, che contiene il glifosato come principio attivo, fino al 2001.

La fusione transatlantica Bayer-Monsanto, tra le altre cose, oltre ad essere potenzialmente legata alla questione glifosato nell’Ue, sembrerebbe intrecciata anche con i negoziati sul Ttip, l’accordo che potrebbe “indebolire i processi decisionali democratici a vantaggio delle multinazionali”.

La fusione dei due colossi considerati “veleno” per chi lotta per la tutela dell’ambiente darebbe vita al maggior produttore di sementi e di prodotti chimici per l’agricoltura al mondo, per un fatturato di 67 miliardi di dollari l’anno. In questo modo la Bayer vedrebbe aumentare il fatturato derivante dal comparto agricolo dall’attuale 22 al 40 per cento.

Perciò la Bayer lunedì ha alzato l’offerta a 62 miliardi di dollari in contanti, con l’obiettivo di aggiudicarsi il gruppo americano e dare vita a un nuovo leader globale nell’agribusiness. Il titolo Bayer ha reagito negativamente alla notizia lasciando sul terreno il 5,7% alla Borsa di Francoforte a 84,65 euro: un mese fa il titolo viaggiava al di sopra dei 100 euro. Diametralmente opposto l’andamento di Monsanto, che a Wall Street guadagna il 5,7% a 107,3 euro.

Martedì la Monsanto ha respinto la proposta d’acquisto inoltrata dal colosso tedesco Bayer del valore di 62 miliardi di dollari (pari a 55 miliardi di euro) in contanti. Il gruppo americano ha diffuso un comunicato dichiarando che “il consiglio di amministrazione all’unanimità considera la proposta incompleta e finanziariamente inadeguata, ma è aperto a continuare discussioni costruttive per capire se una transazione che sia nel migliore interesse dei soci di Monsanto possa essere raggiunta”.

Certamente l’eventuale fusione sarà nel migliore interesse dei soci della Monsanto, ma  con la “Bayersanto” si creerebbe un asse che interverrà negativamente sugli standard di protezione ambientale, di salute pubblica e di qualità delle produzioni agricole certificate in Italia e Europa.

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