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Iran: il primo grande accordo energetico post-sanzioni

In Iran è stato siglato il primo grande accordo preliminare per la produzione di gas del dopo sanzioni; a sottoscriverlo sono state la francese Total, la cinese Cnpc e l’iraniana Petropars. Ha un valore di 6 Mld e riguarda iniziative per lo sfruttamento del colossale giacimento South Pars nel Golfo Persico, che da solo racchiude l’8% del gas del globo.

IranCiò che fa dell’accordo un evento è il fatto che esso è il primo sottoscritto secondo i nuovi termini contrattuali adottati da Teheran, messi a punto messi a punto nel corso di lunghe e complesse trattative. Le due compagnie straniere erano già presenti da tempo in Iran, prima che le sanzioni Usa bloccassero di fatto nuovi progetti; l’avvio dell’iniziativa, con il perfezionamento di nuove clausole accettate da big indiscussi del mercato energetico mondiale, apre la strada a un gran numero di altri progetti in attesa di definizione.

A spingere per la conclusione della trattativa sembra ci sia stato più della fiducia del mondo del business europeo e cinese circa la volontà della nuova Amministrazione Usa ad alleggerire le sanzioni all’Iran, dando applicazione effettiva agli accordi di Vienna per Washington rimasti in larga parte lettera morta, argomento di estrema rilevanza nel caso di investimenti di tale dimensione. È ancora vivissimo il ricorso della multa da 8,9 Mld applicata dalle autorità statunitensi alla banca francese Bnp-Paribas, rea secondo Washington di aver violato il regime sanzionatorio nel 2014.

In realtà, pare invece che l’apporto di massicci capitali provenienti da circuiti diversi da quelli di Wall Street (leggi soprattutto cinesi), stia progressivamente rendendo assai meno efficace l’applicazione extraterritoriale dei diktat dello Zio Sam. Lo dimostra il coinvolgimento delle stesse Total e Cnpc in progetti con la russa Novatek, anch’essa colpita da sanzioni Usa.

Ormai si stanno moltiplicando in tutto il mondo le iniziative economico-finanziarie tese a superare il ricatto del dollaro e delle istituzioni a Stelle e Strisce, con l’adozione di accordi bi o plurilaterali fra Paesi, che prevedono fonti di finanziamento differenziate in valute che non siano il biglietto verde.

Sia come sia, quello siglato in Iran è un accordo di una portata che va oltre le già notevoli dimensioni dell’affare, segnando una strada che in molti si apprestano ad intraprendere per superare una sudditanza durata troppo.

di Salvo Ardizzone

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