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Il lato oscuro dell’accordo Ue-Turchia sui rifugiati

di Cristina Amoroso

Per l’Unione Europea, scaricare i rifugiati alla Turchia significa uscire dalla crisi. Ma allontanare dallo sguardo il problema risolve forse la crisi?

Secondo l’accordo i migranti che raggiungono le isole greche saranno tutti “deportati” in Turchia, in seguito, secondo il principio “uno a uno”, per ogni siriano restituito ad un campo profughi turco, ci sarà un siriano reinsediato in Europa (in un altro campo profughi?). Per i non-siriani, il viaggio verso l’Europa è interamente tagliato fuori.

L’Unione Europea ha una popolazione di oltre 500 milioni di persone e un prodotto interno lordo pro capite di circa  27mila dollari. La Turchia ha una popolazione di 75 milioni e un Pil pro capite di  9mila dollari. Se l’arrivo in Europa di un milione di migranti e rifugiati è una imposizione inaccettabile e la causa di una grave crisi, come fa l’Ue ad immaginare che lo scarico in Turchia sarà meno di una imposizione o di una crisi?

In cambio, l’Ue ha promesso di accelerare i piani per i turchi di esenzione dal visto nel viaggiare all’interno dello spazio Schengen entro giugno e a pagare in realtà Ankara la modica cifra di 6 miliardi di euro. La Turchia ha anche chiesto l’adozione di misure concrete perché siano ripresi i negoziati di adesione all’Unione Europea.

E la Grecia? Dimitris Avramopoulos, il commissario Ue per la migrazione, ha descritto il collo di bottiglia di migranti e rifugiati in Grecia, creato dalla chiusura delle frontiere più a nord,  aumentando così “la possibilità di una crisi umanitaria di vasta scala”. Perché l’imbottigliamento migranti in Turchia piuttosto che in Grecia dovrebbe essere diverso?

Frattanto la Grecia ritarda l’invio di rifugiati in Turchia, funzionari greci dicono che sono in attesa di personale extra per implementare l’operazione e si lotta per farla rispettare. “L’accordo di rinviare i nuovi arrivati sulle isole sarebbe dovuto, secondo il testo, entrare in vigore il 20 marzo”, ha dichiarato il portavoce del governo per la politica migratoria, Giorgos Kyritsis.  
Circa 1.500 persone hanno attraversato il Mar Egeo verso le isole della Grecia il venerdì prima che l’accordo si concludesse, più del doppio il giorno prima e diverse centinaia all’inizio della settimana.

I numeri sono scoraggianti: i funzionari hanno riferito che sabato c’erano 47.500 migranti in Grecia, tra cui 8.200 sulle isole e 10.500 ammassati nel campo di Idomeni, al confine con la Macedonia. Dal momento che l’accordo è entrato in vigore domenica 20 marzo, più di 1600 rifugiati sono stati raggruppati in cinque isole del mare Egeo, dove sarebbero stati trattenuti in detenzione, mentre la loro pratica era in revisione.

Tuttavia, il lavoro ha già subito battute d’arresto sull’isola di Lesbo, il punto di arrivo principale per un gran numero di rifugiati, mentre i funzionari locali stanno lottando per adattarsi al nuovo sistema, in attesa di centinaia di rinforzi da parte dell’Ue.

Le autorità greche hanno sottolineato che ci vorrà del tempo per iniziare a inviare i rifugiati indietro, uno staff di migliaia di esperti è necessario per gestire il processo. “Non sarà facile”, ha dichiarato il primo ministro greco Alexis Tsipras. “Noi ancora non sappiamo come l’accordo sarà praticamente attuato”, ha riferito una fonte della polizia sull’isola greca di Lesbo. “Prima di tutto, siamo in attesa del personale che l’Europa ha promesso, personale che sia in grado di elaborare rapidamente le domande di asilo – traduttori, avvocati, agenti di polizia.

Amnesty International ha definito l’accordo un “colpo storico per i diritti umani”, e sabato migliaia di persone hanno sfilato contro l’accordo a Londra, Atene, Barcellona,Vienna, Amsterdam e in diverse città svizzere. Secondo l’Onu, anche un simile accordo potrebbe portare alla punizione collettiva dei rifugiati.

Accordo descritto come “svolta storica” dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, o accordo “erculeo” dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker.

Sembra piuttosto la prosecuzione della solita strategia dell’Ue, adottata dal 1990 e esemplificata in tre punti: la criminalizzazione dei migranti; la militarizzazione dei controlli alle frontiere; l’esternalizzazione del problema, pagando a Stati non Ue enormi quantità di denaro per agire come polizia dell’immigrazione in Europa, in effetti lo spostamento delle frontiere europee al di fuori dell’Europa. Spingere il problema al di fuori dell’Europa è far finta che non ci sia.

L’unico Paese che è venuto fuori da tutta questa debacle con onore è la Grecia, il Paese effettivamente abbandonato dal resto d’Europa.

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