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I missili sauditi continuano a martoriare lo Yemen, si dimette inviato Onu

di Salvo Ardizzone

L’inviato speciale dell’Onu per lo Yemen, Jamal Benomar, si è dimesso in seguito al precipitare della crisi conseguente all’aggressione saudita.

Benomar, un diplomatico marocchino che ha trascorso otto anni in carcere come prigioniero politico, aveva tentato lungamente di mediare fra le parti per giungere ad una transizione pacifica dopo la deposizione del vecchio presidente Saleh, scontrandosi con l’ostinato ostruzionismo dei gruppi di potere legati all’Arabia Saudita e con le dirette pressioni di Riyadh, che l’hanno accusato più volte di parzialità perché non intendeva influenzare sfacciatamente le trattative a loro favore.

Ora, constatata l’impossibilità di proseguire serie trattative e con le bombe che continuano a cadere dal 26 marzo scorso, ha deciso di passare la mano; il candidato più probabile per la successione è Ismail Ould Cheikh Ahmad, un diplomatico mauriziano.

In Yemen la situazione è sempre più drammatica, con centinaia di vittime civili uccise dai bombardamenti indiscriminati che continuano ad oltranza, nella completa passività degli organismi internazionali, Onu in testa.

Nel frattempo, dinanzi alla bestiale aggressione, l’Ansarullah ha ricevuto il pieno appoggio dell’Esercito e continua ad espandere la sua influenza nel Paese, strappandolo alle bande qaediste ed ai seguaci del presidente Hadi , che è fuggito dai suoi protettori sauditi.

Resta la tragedia d’un Popolo, già povero di suo (lo Yemen è il più svantaggiato dei Paesi arabi), sottoposto a bombardamenti indiscriminati e a un blocco che, malgrado le proteste delle organizzazioni umanitarie, impedisce l’arrivo anche delle forniture mediche necessarie alle migliaia di feriti.

In questa drammatica situazione, e sulla soglia di un’emergenza alimentare denunciata dalla Fao, gli yemeniti stanno ritrovando l’unità contro l’aggressione, manifestando in massa contro i regini del Golfo e gli Stati Uniti che li appoggiano, e rispondendo in massa alla chiamata alle armi del movimento Houthi, per difendere il Paese e liberarlo dalle bande qaediste e dai fantocci di Riyadh.

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