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Charlotte, quarta notte di violenze nonostante il coprifuoco

di Cristina Amoroso

Centinaia di persone hanno continuato a sfilare per le strade della città statunitense di Charlotte, North Carolina, per la quarta notte consecutiva in seguito all’uccisione di un afroamericano da parte di un poliziotto.

CharlotteIl sindaco Jennifer Roberts ha imposto il coprifuoco dalla mezzanotte di giovedì, decisione arrivata quando molti manifestanti sono rimasti nelle strade del centro ben oltre la mezzanotte sfidando il coprifuoco, per denunciare la sparatoria della polizia di Keith Scott Lamont, un giovane di 43 anni, colpito da un poliziotto all’inizio di questa settimana.

La polizia più tardi ha fatto sapere che il coprifuoco non sarebbe stato applicato a patto che le proteste fossero state pacifiche. Gli agenti di polizia armati di fucili hanno comunque sparato proiettili di gomma e gas lacrimogeni a diverse centinaia di manifestanti che bloccavano una strada.

Centinaia di manifestanti hanno poi marciato verso il commissariato di polizia della città, innalzando cartelli con le scritte: “Smettetela di ucciderci”. Veicoli militari Humvee erano dispiegati di fronte all’hotel Omni, scena delle peggiori violenze delle due notti precedenti, scontri caotici che hanno portato a lesioni, saccheggio, atti vandalici e arresti, mentre diverse grandi banche invitavano i loro dipendenti a rimanere a casa.

Solo la seconda notte di violente proteste a Charlotte aveva provocato 9 feriti e 44 arrestati, dopoché  il capo della polizia della città si era rifiutato di rendere pubblico il nastro della sparatoria fatale del poliziotto sull’afroamericano. In seguito, nella giornata di giovedì alla famiglia dell’ucciso è stato permesso di visionare il video, che – come ha detto il capo della polizia Kerr Putney ai media – non ha indicato chiaramente se Scott avesse in mano una pistola nel momento in cui è stato ucciso.

Scott è stato ucciso dalla polizia martedì scorso, l’ultimo di una serie di uccisioni da parte della polizia di afroamericani in diversi Stati, una tendenza che ha ispirato il movimento “Black Lives Matter” a diventare un punto focale nella corsa presidenziale.

La morte di Scott è accaduta in un momento in cui il sentimento anti-polizia è già alto nel Paese, a causa di un’ondata di uccisioni ingiustificate di afro-americani disarmati nel corso degli ultimi mesi. La polizia ha ucciso più di 1.150 persone nel 2015, uccidendo sproporzionatamente almeno 321 afro-americani, secondo i dati compilati da un gruppo di attivisti che gestisce il progetto di mappatura della violenza della polizia.

Secondo un recente sondaggio, le tensioni razziali negli Stati Uniti sono al livello più alto dai disordini di Los Angeles del 1992, quando una giuria assolse quattro poliziotti bianchi in arresto per uso eccessivo della forza sul tassista afroamericano Rodney King. Il pestaggio fu ripreso da un videoamatore e le riprese cedute ai maggiori network televisivi. La sommossa durò dal 29 aprile al 4 maggio.

Secondo le leggi dello Stato un giudice deve approvare il rilascio del video della polizia, che la famiglia ha chiesto di rendere pubblico. Secondo il legale dei parenti le immagini (riprese da due differenti prospettive) mostrerebbero come Scott abbia mantenuto sempre la calma e seguito i comandi della polizia e che quando l’agente gli ha sparato stava indietreggiando e le sue mani si trovavano lungo il corpo. Le immagini sono state visionate in privato dai familiari di Lamont, ma per ora la polizia continua a non volere renderle pubbliche.

Intanto a Charlotte rimane lo stato di emergenza e il coprifuoco da mezzanotte alle sei del mattino.

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