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Amnesty: made in Usa la bomba utilizzata nell’attacco ad un ospedale in Yemen

Amnesty ha le prove che indicano l’utilizzo di una bomba made in Usa nell’attacco del 15 agosto all’ospedale Abs, gestito da Medici Senza Frontiere (Msf), nella provincia nord-occidentale di Hajjah nello Yemen: una bomba di precisione della serie Paveway ha causato la morte di 11 persone, tra cui un membro dello staff di Msf, e il ferimento di altre 19. Lo ha dichiarato lunedì scorso Amnesty International, basandosi su fotografie di una bomba presa da un giornalista sul sito, analizzate da esperti di armi indipendenti consultati dall’organizzazione.

“Ogni attacco ad una struttura medica in una zona di guerra è un affronto per l’umanità, ma questo bombardamento è purtroppo solo l’ultimo di una serie triste di attacchi a ospedali e cliniche della coalizione guidata dall’Arabia Saudita”, ha dichiarato Philip Luther, direttore del Programma per il Medio Oriente e il Nord Africa di Amnesty International.

E’ scandaloso che gli Stati Uniti abbiano continuato a fornire alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita armi e aerei da combattimento nonostante la prova che queste armi siano utilizzate per attaccare ospedali ed altri obiettivi civili in grave violazione del diritto umanitario internazionale.

Il bombardamento dell’ospedale rurale Abs è stato il quarto attacco in 10 mesi su una struttura di Msf in Yemen. L’attacco ha spinto Msf a chiudere le sue operazioni nel nord dello Yemen. L’ospedale ha curato 4.611 pazienti dall’inizio del suo impegno di sostegno nel mese di luglio del 2015.

“Gli attacchi deliberati su ospedali e strutture mediche sono gravi violazioni delle leggi di guerra e non possono mai essere giustificati. Gli ospedali, che hanno una protezione speciale ai sensi del diritto internazionale umanitario, dovrebbero essere luoghi sicuri di trattamento e recupero”, ha dichiarato Philip Luther, sottolineando che gli Stati – tra cui Stati Uniti e Regno Unito – devono immediatamente sospendere la fornitura di armi che potrebbero essere utilizzate nel conflitto in Yemen.

L’Arabia Saudita sta incessantemente colpendo lo Yemen dal marzo 2015, con un bilancio dell’aggressione militare di circa 10mila vittime, offensiva lanciata per cercare di riportare al potere il loro fantoccio Rabbuh Mansur Hadi.

Il numero dei morti, tuttavia, potrebbe crescere ancora di più – come ha dichiarato il coordinatore umanitario per lo Yemen, Jamie McGoldrick, il mese scorso – dal momento che in alcune zone prive di strutture mediche le persone sono state sepolte senza alcuna registrazione.

L’attacco del 15 agosto mette in evidenza, ancora una volta, il disperato bisogno di un embargo completo su tutte le armi utilizzate dalla colazione saudita, nonché di un’indagine internazionale per portare dinanzi alla giustizia i responsabili degli attacchi criminali.

di Cristina Amoroso

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