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Aleppo: la Resistenza a un passo dalla vittoria

Ad Aleppo, l’Operazione Alba di Vittoria lanciata quindici giorni fa per la completa liberazione della città è a un passo dalla riuscita. Negli ultimi giorni, unità dell’Esercito siriano, le forze speciali di Forza Tigre, i paramilitari dei Falchi del Deserto, i palestinesi di Liwa al-Quds, con il supporto di reparti scelti di Hezbollah, hanno spezzato in due la sacca ancora occupata dai terroristi scacciandoli da oltre il 40% dell’abitato che ancora tenevano ad Aleppo Est.

Hezbollah ad aleppoI quartieri liberati sarebbero al momento una decina: Sakhour, Hanano (il più grande della città ed il primo a cadere in mano ai “ribelli” nel 2012), Haydarya, Jabal Badra, Baadeen, Inzarat, al-Sakan al-Shaabi, Bastan al-Basha, Azr al-Amra, al-Halak, ma è un elenco reso provvisorio dalla continua avanzata delle forze della Resistenza; la ritirata di Jaysh al-Fatah, la sigla che raggruppa tutte le sigle operanti all’interno di Aleppo Est, è generale.

Lo sfondamento è avvenuto sulla parte est della sacca e i terroristi, ormai a corto di uomini e rifornimenti, dopo aver tentato di resistere sulle posizioni avanzate, sono stati costretti ad una ritirata che si è trasformata in una rotta. Migliaia di civili stanno finalmente defluendo attraverso i corridoi umanitari predisposti dalle forze siriane, non più bersagliati dai “ribelli” in fuga che a centinaia si stanno arrendendo all’Esercito siriano o consegnando ai curdi che tengono Sheikh Maqsoud.

Lo stesso “Osservatorio siriano per i diritti umani”, con sede a Londra e vicino ai “ribelli”, ha dichiarato per bocca del suo direttore Rami Abdulrahman, che è la più grande sconfitta dal 2012.

I qaedisti di al-Nusra (inutile chiamarli col nuovo nome posticcio di Jabhat Fateh al-Sham) e i salafiti al soldo dei sauditi di Ahrar al-Sham che sono riusciti a disimpegnarsi, stanno tentando di raggrupparsi nella parte sud-orientale di Aleppo Est per tentare di riorganizzarsi, ma a parte la continua spinta dell’offensiva siriana alimentata da rincalzi, a sud ovest dell’area ancora occupata dai terroristi è segnalata una massiccia concentrazione di truppe pronte a muoversi.

Secondo tutte le apparenze, scardinate le difese dei takfiri e tagliata in due la sacca che sta rapidamente collassando, sta per partire un attacco per cogliere i “ribelli” nel momento di massima crisi. Siriani, Hezbollah e milizie sciite sembra abbiano messo nel mirino il villaggio strategico di Khan Thouman e l’autostrada n. 5, la cui librazione determinerebbe la crisi delle bande rimaste nel Governatorato di Idlib.

Molte sono le ragioni di questo crollo: da una meticolosa preparazione effettuata da Damasco e dai suoi alleati, all’esaurimento dei “ribelli” sottoposti ad un “attrito” continuo e falcidiati da assurde offensive senza speranza, come quella di agosto quando hanno sacrificato un numero enorme di effettivi in cambio di successi aleatori.

Accanto a questi, sono due i fattori che hanno inciso notevolmente: l’offensiva aerea condotta soprattutto dal contingente aeronavale russo sulla logistica e sulle vie di comunicazione di al-Nusra fra Idlib e Aleppo, per impedire gli spostamenti di uomini e rifornimenti sul ridosso delle posizioni siriane, in cui è stato impegnato a fondo l’intero potenziale disponibile, dai Su-33 della Kuznetsov ai Su-34 della base di Hmeymim, e fino ai Kalibr della flotta.

Il secondo è lo spostamento di molti uomini e mezzi dei “ribelli” delle Fsa (al soldo di Ankara) dall’area di Aleppo a quella di Al-Bab in appoggio dell’Operazione Scudo dell’Eufrate lanciata dai Turchi contro i Curdi, per impedire la riunificazione dei loro cantoni di Hasakah/Kobane con quello di Afrin; spostamento che ha alleggerito la pressione “ribelle” sulle truppe all’esterno della sacca di Aleppo, ed ha favorito l’offensiva sulla parte Est della città. Un’operazione con tutta probabilità frutto anche di accordi preventivi intercorsi fra Ankara e Damasco, con la mediazione di Mosca.

Comunque sia, nei prossimi giorni (difficile che si tratti di settimane) Aleppo, la seconda città della Siria e già polo industriale e culturale del Nord del Paese, da quattro anni occupata dai terroristi, sta per essere totalmente liberata. È la svolta definitiva della guerra che sancirà il definitivo rovesciamento degli equilibri dell’area, già da tempo in evoluzione.

L’imminente vittoria ad Aleppo è l’inizio della fine per l’aggressione che da quasi 5 anni insanguina la Siria. La partita non è certo finita: restano da rastrellare vaste aree del Paese e la ricostruzione sarà lunga e difficile, inoltre ci saranno da tenere a bada le mire di chi ancora manovra sperando di lucrare sulla fase finale della crisi siriana (Erdogan e i Curdi), ma è un fatto che con la liberazione di Aleppo la Resistenza coglie una vittoria essenziale per le battaglie che ancora l’attendono. Non solo in Siria o Iraq.

di Salvo Ardizzone

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